Pakistano in manette, il Viminale polemico con i magistrati che hanno concesso il soggiorno: aveva detto di essere gay
Il Viminale ha diffuso una nota sulla vicenda del pakistano arrestato a Viterbo per abusi su due ragazzine minorenni. Una nota molto polemica con il tribunale di Firenze e con la sezione immigrazione dello stesso, presieduta da Luciana Breggia.
“Ha ottenuto la protezione dichiarando di essere omosessuale, ma questa mattina è stato arrestato per violenza sessuale su due ragazzine di nemmeno 14 anni – si legge nella nota – È la vicenda del pakistano finito in manette a Viterbo: è regolare sul territorio nazionale per decisione del tribunale di Firenze. L’ordinanza a favore del pakistano è del 5 aprile 2017: nel primo semestre di quell’anno il tribunale toscano aveva accolto l’87,5% dei ricorsi di chi non vuole lasciare l’Italia”.
“È il tribunale – ricorda il Viminale – in cui, ad agosto 2017, è stata istituita la sezione specializzata sull’immigrazione presieduta dalla dottoressa Luciana Breggia, relatrice della sentenza che ha escluso il Viminale dal giudizio sull’iscrizione anagrafica di un immigrato. La dottoressa Breggia è il magistrato che ha partecipato a dibattiti con le Ong, ha presentato un libro contro i respingimenti e i porti chiusi e in un dibattito sul tema ”Migranti alla frontiera dei diritti. Una questione storica-giuridica-culturale” dell’8 aprile 2019 ha sostenuto che ”nessuno è clandestino sulla terra”. “La commissione territoriale aveva respinto la richiesta di asilo del pakistano, ma l’immigrato aveva fatto ricorso. Tenuto conto della gravità dei fatti, grazie al Decreto Sicurezza – sottolinea il Viminale – verrà richiesta alla Commissione Nazionale la revoca del permesso che comunque scade il 24 luglio 2019. Fatte salve le esigenze cautelari, il pakistano potrà essere espulso”.