Palamara e Fava rischiano il trasferimento. Per la Procura di Roma tutto da rifare

12 Giu 2019 15:15 - di Redazione

Ora rischiano il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale i pm romani Luca Palamara e Stefano Rocco Fava, indagati a vario titolo dalla procura di Perugia per la trattativa delle nomine a capo della Procura di Roma. La prima commissione del Csm, travolto da una crisi istituzionale senza precedenti, potrebbe già nei prossimi giorni avviare la procedura per il trasferimento d’ufficio.

Scandalo Procure: Palamara rischia il trasferimento

La prima commissione vaglierà anche la posizione di Luigi Spina, il togato che si è dimesso dal Consiglio superiore della magistratura perché indagato a Perugia. Ma il suo caso è diverso dagli altri due perché non è ancora rientrato in ruolo: il plenum straordinario del 4 giugno scorso ha infatti preso atto delle sue dimissioni e disposto il suo rientro alla procura di Castrovillari, ufficio dove svolgeva le funzioni di pm prima di essere eletto al Consiglio, iter che però non è ancora completo. Intanto il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio ha avviato, a quanto si apprende, l’azione disciplinare per i quattro consiglieri che si sono autosospesi dal Csm: Antonio Lepre, Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli e Gianluigi Morlini. L’avvio dell’azione disciplinare non comporta di per sé per i quattro magistrati  una sospensione automatica, in base al regolamento del Csm. Ma ovviamente, si fa notare da Palazzo dei marescialli, la loro posizione diventa così più complicata.

Rischia di ripartire da zero al Consiglio superiore della magistratura l’iter per la nomina del procuratore di Roma, dopo il voto della quinta commissione che il 23 maggio scorso aveva formulato tre proposte: Marcello Viola, Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo. Sulla vicenda si è abbattuta la bufera provocata dall’inchiesta di Perugia, e allo stato la situazione è ferma: non sono state redatte le motivazioni e inoltre la composizione della commissione è stata modificata in seguito all’autosospensione di due togati che ne facevano parte ( il presidente Gianluigi Morlini e il consigliere Antonio Lepre).

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