Quando il rom massacra la moglie, tutti tacciono: 2 casi in 2 giorni (passati sotto silenzio)
La violenza consumata da molti rom sulle proprie donne è un tema non interessante per i media. Prendete quanto è accaduto in 48 ore solo nella provincia di Cagliari. Una donna rom di 41 anni, ieri notte è riuscita a scappare dalle violenze del marito e a raggiungere un ospedale di Cagliari. La donna è ospite di una struttura protetta nell’hinterland, dove però viene continuamente raggiunta dal marito e costretta a seguirlo e ad essere malmenata. La 41enne è madre di 6 figli, il più grande di 11 anni non ancora compiuti e l’ultima ancora in lattazione di 7 mesi, ha raccontato di essere costretta da 11 anni a subire le violenze dell’uomo. Ieri intorno alle 23 si è presentata al pronto soccorso in gravi condizioni per le continue percosse, dopo essere riuscita a scappare dall’auto mentre l’uomo si era fermato ad un distributore di benzina per fare rifornimento. Immediatamente soccorsa è riuscita ad arrivare in ospedale, dov’è stata medicata e ora tenuta in osservazione intensiva. Tra le lacrime ha detto di sentirsi in colpa per non poter allattare la bimba di 7 mesi, ma di esser fuggita per paura dell’uomo. Sull’episodio indagano le forze dell’ordine.
Donne rom massacrate dai mariti
L’altro caso risale all’11 giugno. Un 26enne che vive a Carbonia, di etnia Rom come la moglie è stato denunciato per avere massacrato la moglie 34enne. È stata la donna a chiamare il 112 e segnalare quanto le era accaduto poco prima. Il marito, che non abita più con la donna dopo la prima denuncia per maltrattamenti, nel 2017, l’ha raggiunta a San Sperate e qui l’ha minacciata e picchiata, procurandole diverse ferite, poi si è allontanato dalla zona. La donna è stata soccorsa e trasportata all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari, dove è tuttora ricoverata. Poco dopo l’aggressione il 26enne è tornato a San Sperate a bordo di un’auto ed è stato subito bloccato: era sprovvisto di patente, guidava ubriaco e a bordo dell’auto nascondeva due coltelli e un bastone. I carabinieri lo hanno denunciato. In entrambi i casi, i media hanno evidenziato l’etnia della vittima e non quella del carnefice. Bislacche censure, in nome del politicamente corretto.