“Quel maresciallo non sa parlare l’italiano”. Ma lui ricorre al Tar e vince la causa

18 Giu 2019 13:39 - di Redazione

Storie di provincia, liti maturate nella stazione dei carabinieri o semplice antipatia personale? Forse tutto questo, ma certo la storia capitata a un maresciallo dei carabinieri a Gallipoli, è singolare. I guai del maresciallo iniziano quando viene trasferito da Taurisano a Gallipoli, agli ordini di un capitano dell’Arma. È evidente che tra i due le cose non funzionano: le valutazioni del maresciallo scendono in pochi mesi e i due in breve sono ai ferri corti. Il capitano  aun certo punto lo accusa, oltre che di numerosi difetti, di non sapersi esprimere correttamente in italiano. Sarebbe interessante sapere le origini geografiche sia del maresciallo sia soprattutto del capitano, per capire se alla base della vicenda vi siano motivazioni campaniliste, ma le cronache non lo raccontano. L’armosfera non doveva essere serena nella stazione in quegli anni, e fatto sta che il maresciallo, vistasi tra l’altro preclusa la carriera grazie alle valutazioni negative del suo capitano, decide di rivolgersi prima alla procura, con una richiesta che viene archiviata, poi al ministero della Difesa, con ricorsi gerarchici, anch’essi respinto. Alla fine si rivolge all’avvocato e ricorre al Tar. I giudici del tribunale condannano il ministero della Difesa e l’Arma per “l’eccesso di potere e le insufficienti motivazioni” e stabiliscono di riscrivere i giudizi sul maresciallo e reintegrargli i danni alla carriera, oltre che a pagare le spese legali. L’intera vicenda è stata rivelata dal giornale salentino Nuovo Quotidiano di Puglia. Che cionckude coin un commento dell’avvocato del maresciallo: “Questo non è un caso isolato. Nell’Arma di episodi simili se ne verificano ed è bene che si sappia che non ci sono ingiustizie irreparabili e che la giustizia e la legge valgono per tutti. Basta farli valere”.

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