«Raggi, sei un’incapace. Roma muore, vattene»: Virman Cusenza la fa a pezzi
L’incipit è un epitaffio. «Morte di una città». L’editoriale del direttore Virman Cusenza sul Messaggero è la pietra tombale sull’amministrazione grillina di Roma. «Raggi incapace, Roma muore», il titolo dell’articolo è la raffigurazione lastica della realtà desolante. «La caduta di Roma la tocchiamo con mano uscendo di casa ogni mattina», prosegue Cosenza in un’analisi impietosa. « Troppe volte ne abbiamo raccontato la crisi e il declino. Troppe ci siamo fatti interpreti del disagio e dello sconforto dei romani davanti allo sfacelo di tutti i giorni, ma questa volta – a tre anni dall’elezione della Raggi – non basta più: la catastrofe agli occhi di tutti appare ormai inarrestabile». Il direttore del Messaggero scarica la sindaca di Roma per incapacità manifesta. Sì, i romani uscendo di casa iniziano un’odissea senza precedenti. «Ci inghiottono le voragini stradali, montagne di rifiuti ostruiscono spazi pubblici destinati alla vivibilità». Dopo avere passato in rassegna una serie di situazioni che non vanno, Cusenza trae le conclusioni: «Stiamo parlando di un fallimento da cui trarre, a questo punto e dopo tanta pazienza, le definitive conclusioni. Di che cosa stupirsi se dai cittadini romani – anticamente ascoltati dal loro Senato – si levasse un grido che come inequivocabile segno d’indignazione passi rapidamente dal lei al tu: ‘Virginia, fino a quando?’. Il tempo per altre maschere, altri rinvii, altri ‘ci stiamo lavorando’, è scaduto. Bisogna solo, in un sussulto di responsabilità, passare la mano».
Raggi, cronaca di uno sfacelo Capitale
La lista è lunga. Cusenza descrive come meglio non si potrebbe lo sfacelo capitale: «Se si è miracolosamente scampati agli incendi dei bus o alla rovinosa caduta delle scale mobili della metro, è impossibile persino sbarcare nel centro della capitale – come avviene in qualsiasi metropoli anche meno maestosa di Roma – per le stazioni chiuse. Gli alberi che cadono sulle auto, se non sulla testa dei passanti, sono un altro capitolo dell’insicurezza in cui i cittadini sono stati precipitati. Interi quartieri, spesso il cuore di Roma – ma nelle periferie lo sfascio è identico a dispetto della retorica pre-elettorale che le ha strumentalizzate – sono abbandonati alle loro emergenze inevase. E non parliamo soltanto delle panchine divelte, delle ciclabili interrotte o dei marciapiedi ridotti a trincee di guerra o delle caditoie ostruite che provocano laghi artificiali o paludi. O i rami potati, quelli sbagliati però, perché quelli malati e pericolosi restano incredibilmente intonsi. Tutto questo nel suk irrisolto del commercio straccione tra camion bar di ritorno, ambulanti inamovibili, bancarelle che ostruiscono il passaggio e oscurano le meraviglie di Roma». Per la Raggi è una boccitura senza appello.
Atac, Ama e le altre “piaghe”
Altra nota dolente, scrive Cusenza. «Il dissesto delle aziende partecipate, accanto al debito record che pesa sulle spalle dei romani, è l’emblema della incapacità amministrativa. L’Atac sull’orlo del fallimento e ormai sotto concordato, l’Ama inabile a svolgere il suo ruolo di pulizia e di tutela, oltre che dell’igiene, anche dell’immagine pubblica internazionale di Roma. Perfino l’Acea, gioiello dai conti floridi (a riprova che la cura e il controllo dei privati giova anche a chi vorrebbe addirittura l’acqua pubblica) finisce coinvolta con l’arresto di un presidente nominato dal nuovo corso cinquestelle nel declassamento generale della città. E che dire poi nella Capitale bloccata della paralisi decisionale in cui anche ottenere una carta di identità prima di qualche mese diventa una via crucis e ogni atto amministrativo si trasforma in un calvario?». ”
Il problema è che non c’è traccia di ravvedimento, di un presa d’atto seria da parte della Raggi. «Tutte queste piaghe ormai peggiorano senza soluzione di continuità, infettando ciò che le lambisce. Sì certo, sono mali preesistenti alla giunta Raggi: ma per le mancate cure si sono ingigantiti fino a determinare una letale epidemia. Sul passato la sindaca ha scaricato tutte le inefficienze e i deficit gestionali del Campidoglio. Ha brandito l’arma del cambiamento, recriminando da subito che ogni difficoltà nel risolvere un’emergenza derivasse da chi governava Roma prima di lei. Astuzia propagandistica che poteva valere per il primo anno, all’insegna del ‘non è colpa mia’. E che già si affievoliva nel secondo anno all’insegna del ‘fate almeno dispiegare gli effetti delle mia politica’. Ma che, arrivati esausti al terzo anno di nulla, diventa un alibi inaccettabile: una fuga dalla realtà che offende i cittadini. Oggi Raggi anziché rivalersi sul passato, non può che accusare Raggi», scrive il direttore del Messaggero. Da Applausi.
Fin dall’inizio, la Signora Raggi, ha dimostrato incapacitá di risolvere problemi che sono alla vista di ogni cittadino..Seduta nella sua poltrona, non risolve nulla, per una incapacitá notoria di pensiero, di ragionamento, di azione,.Roma é sporca e abbandonata…………..! ..