Renzo Arbore, 82 anni col botto: «Il comunismo non mi ha mai convinto»
Anticonformista, sfuggente alle regole, insofferente alle imposizioni. È l’artista secondo Renzo Arbore, che oggi compie 82 anni. «Il vero artista è un signore fuori ordinanza. Ha un vantaggio rispetto agli altri mestieri: non è razionale. L’artista sfugge alle regole. Fontana fa uno squarcio sulla tela ed è artista come Modugno che canta Lu pisci spada», è il pensiero di Arbore, che non smette di girare l’Italia con la sua “Renzo Arbore Orchestra Italiana”.
Artista pop contro il mainstream
E così è lui, Arbore. Un artista, secondo la definizione che ne ha dato in un’intervista al Giornale Off, riproposta proprio in occasione del compleanno. Nel lungo colloquio con Francesco Sala emergono episodi, aneddoti, commenti pungenti che restituiscono un uomo che ha saputo essere ultra pop, «beniamino», come dice lui stesso, senza mai piegarsi ai diktat del mainstream.
Il ’68 vissuto «dolorosamente»
Uno su tutti, quello sul ’68. «Come lo ha vissuto?», chiede il cronista. «Dolorosamente. Avevo amici sessantottini. Io non condividevo», ha rivelato Arbore. «Ero stato a Berlino Est. Avevo visto la differenza. Le chiacchiere sul comunismo non mi convincevano per niente. Il comunismo è stato un bluff! Raccontavano palle!», ha proseguito, ricordando che «gli artisti che arrivavano in Russia, in Unione Sovietica, raccontavano di repressione, censura».
«Sono a-comunista. Sono per la libertà»
«Io sono sempre partito dalla libertà. Sopra il mio letto c’è un ritratto di Abramo Lincoln. Confesso di essere a-comunista. Poi nel’68 ho sofferto molto per le morti di poliziotti e magistrati. Quando ho fatto Speciale per voi c’erano tutti i ragazzi divisi in categorie ideologiche di sinistra: i Sanbabilini…ecc, in tribù», ha concluso.