Rileggete l’articolo di Vittorio Feltri: non c’è una sola parola di odio
I giornalisti Ruotolo e Borrometi minacciano di autosospendersi dall’ordine pur di non stare in compagnia di Vittorio Feltri perché, dopo il suo articolo su Camilleri, hanno affermato che il vaso è traboccato e, per la loro “credibilità” non possono accettare di stare con chi “istiga all’odio”.
Mi sono riletto l’articolo di Vittorio Feltri su Camilleri e non ho trovato una sola parola di odio e tantomeno di istigazione. Al contrario, ho letto un addirittura esagerato apprezzamento delle qualità di scrittore di Camilleri, forse il giallista più osannato d’Italia, divenuto molto famoso in tarda età non tanto per i suoi bei romanzi (a partire da “Il birraio di Preston”) quanto per le gesta ripetitive di un commissario dall’ottimo feeling con la Tv.
E allora perché l’alzata di scudi di Ruotolo e Borrometi? Ma ovvio, perché Feltri alza il velo e lascia nuda la verità: Camilleri non ha mai messo in discussione il suo pensiero ultra sinistrorso, non ha mai fatto i conti con gli orrori del comunismo, non ha mai detto nulla su Stalin o sul muro di Berlino. Al contrario ha infarcito i suoi racconti zingarettiani con continui messaggi filo-sinistra e vetero-comunisti. Messaggi smaccatamente fuori dal contesto dei piacevoli racconti ma che continuo a sospettare, non lasceranno grande traccia nella storia della letteratura italiana.
A Ruotolo e Borrometi finora non è importato troppo di quello che con la sua proverbiale incisività e chiarezza ha scritto Feltri. Oggi invece, lanciano l’anatema e va tutto messo in conto. Per loro, solo per loro, è un conto in rosso.Dello stesso colore della loro penna. Del colore di Camilleri del quale, finché è in vita, grazie a Dio, si può anche dir male. O no?