Rimpasto sempre più vicino? M5S e Lega aspettano la nomina del commissario Ue

20 Giu 2019 18:30 - di Redazione

Innanzitutto ci sono le caselle vacanti. Quelle lasciate vuote dagli ormai ex sottosegretari leghisti Armando Siri ed Edoardo Rixi. A queste si aggiunge la poltrona del ministro agli Affari europei, orfana di Paolo Savona dopo il passaggio del professore ai vertici Consob. E intanto nei Palazzi romani crescono rumors di un rimpasto di governo vicino, ma soprattutto inevitabile, voci sorte all’indomani della defaillance del M5S alle elezioni europee e del trionfo della Lega, rumors rafforzatisi di giorno in giorno, comunque negati o minimizzati dal governo. In un confronto risalente a ieri l’altro sarebbe stato il vicepremier leghista, Matteo Salvini, a nominare la parola tabù in un colloquio con l’altro vice, Luigi Di Maio. Ma senza passare all’incasso chiedendo nuove poltrone, bensì solo accennando alla necessità di rivedere la squadra di governo in casa Carroccio. “In realtà, tutti lo vogliono ma nessuno lo chiede: a livello di comunicazione, nessuno vuole intestarsi l’apertura della pratica”, spiega un’autorevole fonte di governo grillina. L’idea che serpeggia in casa 5 Stelle è comunque quella di attendere prima di rimettere mano alle caselle. Con una deadline più o meno definita, riferiscono fonti di governo all‘Adnkronos: la nomina del commissario Ue che potrebbe spettare all’Italia. Un tassello, questo, giudicato fondamentale ma che va conquistato faticosamente vista la questione della procedura di infrazione sul debito che grava sul lavoro diplomatico. Se l’Italia dovesse spuntarla, nel governo potrebbe liberarsi un nuovo posto, magari quella del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, il Richelieu della Lega, e a quel punto ci sarebbe una giustificazione materiale all’avvio del rimpasto, partendo dalle caselle vacanti ma coinvolgendo anche i pezzi di governo considerati claudicanti, sia in casa Lega che in casa M5S. Tra i grillini si partirebbe da quei 4-5 sottosegretari che sembrano proprio non funzionare e che, soprattutto, fanno storcere il naso ai parlamentari impegnati nei lavori delle diverse commissioni. Ma chissà che, una volta dato il via alle danze, nel calderone non finisca anche qualche ministro, anche per dare un segnale di cambiamento dopo la frenata registrata alle urne. Del resto l’idea di temporeggiare si sposa con la volontà del premier, Giuseppe Conte, di tenere ben salde a sé le deleghe del ministero degli Affari europei, una casella che spetterebbe alla Lega, ma che Conte, viene spiegato da fonti vicine al presidente del Consiglio, al momento non vuole cedere per evitare incidenti nella difficile trattativa sul debito con l’Europa.

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