Rivolta generale contro ulteriori tagli alla sanità. Il ministro Grillo: sono pronta a dimettermi
Il ministro della Salute Giulia Grillo pronta a dimettersi nel caso di nuovi tagli alla sanità. La bozza del nuovo Patto per la Salute in cui è prevista una clausola che lega il previsto aumento del Fondo sanitario alle condizioni della finanza pubblica, “è un canovaccio che fa parte del testo del vecchio Patto per la salute e deve politicamente avere ancora tutte le valutazioni. Sulla questione dei tagli, sicuramente se si dovesse ipotizzare che si vuole attingere dalla sanità, io non parteciperò all’ennesima mannaia sulla sanità pubblica”. Così lo stesso ministro risponde ai cronisti che le domandano se abbia intenzione di intraprendere un gesto come le dimissioni nell’ipotesi di tagli al Fondo sanitario. “Sì, questo lo posso dire con certezza”, ribadisce oggi a Roma a margine della presentazione di un libro sulla farmaceutica. “Sono state assemblate alcune idee – ricorda Grillo – e per questo organizzerò una giornata per avere un confronto. La clausola l’hanno voluta dal Mef e non mi trova d’accordo, come ho già detto. Ritengo che la sanità abbia già contribuito alla finanza pubblica, non capisco cosa ancora dobbiamo tagliare: non abbiano più soldi”.
Il ministro ha ricordato che ”la spesa farmaceutica è pari a 22 mld di euro anni a livello pubblico, con altri 8 mld di spesa privata. Per i farmaci innovativi spendiamo 500 milioni di euro l’anno, poi dipende dal farmaco, ma ci sono terapie che costano fino a centinaia di migliaia di euro a paziente. In condizioni di risorse limitate i Paesi non possono non chiedersi come pagare in futuro le nuove terapie innovative, ma anche i dispositivi medici. Questo soprattutto in un Paese dove c’è universalismo sanitario”. “Il tema dei farmaci lo abbiamo posto anche nell’agenda internazionale, perché è veramente serio. Non dico che dobbiamo preoccuparci, ma bisogna pensare a un approccio razionale alla materia. Abbiamo proposto alla comunità internazionale una risoluzione per la trasparenza su come si crea il prezzo di un medicinale, in modo da avere strategie globali per affrontare interlocutori che già usano strategie internazionali, come le aziende. Nel costruire questo percorso un tassello importante sarà questa risoluzione”. Insomma, dice il ministro, “sulla sanità non si può tagliare più di quanto è già stato fatto. L’incremento che è stato previsto nella scorsa legge di Bilancio è il minimo sindacale per tenerla in piedi. Ricordo che dobbiamo ancora rinnovare il contratto degli operatori della sanità. Questa sanità è tenuta in piedi grazie alla gente che ci lavora. Se iniziamo a tagliare tutto dove troviamo i soldi per fare le cose, per comprare i farmaci?”. Il ministro ha concluso dicendo che “sulla sanità bisogna essere seri, non è qualcosa su cui ci si può permettere di stringere ancora la corda. Spendiamo molto meno di altri Paesi e quindi non possiamo ridurre ancora di più questa spesa”.
Anche i medici si schierano contro i tagli: “Basta tagli in sanità. E’ tempo che il Governo faccia una scelta chiara sulla sorte del Servizio sanitario nazionale che, secondo le nostre valutazioni, continua a essere definanziato”. E’ l’appello del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, che interviene sulle notizie di possibili tagli al Fondo sanitario nazionale previsti nell’ultima bozza del Patto per la Salute che, all’articolo 1, contiene una clausola finanziaria che subordina il livello di finanziamento del Ssn agli obiettivi della finanza pubblica e non della salute. “Sosteniamo senz’altro l’opposizione del ministro Grillo all’iniziativa del Mef che propone di condizionare gli ulteriori finanziamenti al raggiungimento degli obiettivi di bilancio”, dice Anelli. “E’ tempo che il Governo si esprima e chiarisca ai cittadini e agli operatori sanitari se ha intenzione di mantenere questo Servizio sanitario nazionale, che garantisce a tutti le prestazioni e l’assistenza in nome di quel diritto fondamentale alla salute che è in capo a ogni persona umana. Un sistema che si fonda sul principio di solidarietà, sostenuto dalla fiscalità generale”. “Il Governo faccia dunque una scelta di campo: ponga fine all’emorragia del personale sanitario, riduca le liste d’attesa, ripiani le disuguaglianze tuttora presenti nel Paese. Insomma metta finalmente ai primi posti dell’agenda politica il tema della sanità”, conclude Anelli.