Roma-Washington a telefonino spento e senza social. Come avrà fatto Salvini?

17 Giu 2019 14:05 - di Marzio Dalla Casta

Benedetto atterraggio. È poco dire che non vedeva l’ora, Matteo Salvini, di poggiare suola su suolo. E non perché soffrisse l’alta quota o il mal d’aereo ma solo perché il volo costringe il telefonino al silenzio e ore e ore di mutismo forzato, senza l’ebbrezza di una diretta dal cellulare condita dai rituali bacioni dev’essergli apparso un supplizio degno di Tantalo, una sorta di contrappasso dantesco che solo la prospettiva di sbarcare negli Usa in veste di commesso viaggiatore anti-Ue è riuscito a fargli sopportare. Prova ne sia il diluvio di parole scaricate appena toccato il suolo americano (in Italia erano appena passate le 2) ai giornalisti al seguito. Parole impegnative sui principali temi dell’agenda politica interna e internazionale: difesa, in stile trumpiano, di Israele, critiche all’Iran, riserve sulla Cina, critiche alla Ue, una riflessione sul decreto sicurezza e, finalmente un tweet di auguri al primo sindaco leghista di Sardegna.

Un diluvio che manco Noè…

Fossero state gocce d’acqua piuttosto che parole, un redivivo Noè avrebbe dovuto costruire una nuova arca per imbarcarvi uomini e animali. Temi seri, dai quali gli interlocutori americani misureranno l’affidabilità di Salvini prima di benedirne la scalata verso Palazzo Chigi. Temi seri, si diceva. Eppure così poco carichi di “elettricità” agli occhi del vicepremier leghista, abituato com’è a dirette web improvvisate sui tetti di Roma o a tweet con frittatone di cipolle condite da commenti più acidi del limone.

Emoticon come trofei

Provateci voi a stare ore e ore nel ventre di un aereo e a rimuginare su tutto quel tempo sprecato senza neppure un like da catturare o il trofeo di un emoticon da condividere e a non sprofondare in una vera e propria crisi d’astinenza. Fortuna per lui che, a differenza della Cina, l’America è vicina e resta pur sempre una terra promessa, dove a tutti è possibile realizzare il sogno nel cassetto: per Salvini, manco a dirlo, entrare alla Casa Bianca come un vero selfie made man.

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