Cucchi, un processo privilegiato perché politico? Lo sfogo sui social di Budroni, Uva e Bifolco
Da Elena Ricci riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
Se da un lato chiedono giustizia per Stefano Cucchi «come è giusto che sia», dall’altro sono parecchio perplessi della piega che il processo Cucchi ha preso rispetto a quelli che riguardano i loro congiunti e che vedono coinvolti altri uomini in divisa per presunti abusi. Parliamo di Claudia Budroni, sorella di Dino Budroni, morto 8 anni fa sul grande raccordo anulare, ucciso da un colpo di pistola esploso da un poliziotto durante un inseguimento; Lucia Uva, sorella di Giuseppe Uva, morto a Varese a seguito di un arresto, e Giovanni Bifolco, papà di Davide Bifolco, morto a Napoli a seguito di un colpo di pistola esploso da un Carabiniere che aveva intimato un alt, non rispettato dal motorino sul quale viaggiava Davide. Tutte e tre queste famiglie, nei loro rispettivi processi, sono difese dall’avvocato Fabio Anselmo, lo stesso legale della famiglia Cucchi, nonché compagno di vita della sorella Ilaria.
La polemica che vede preso di mira l’avvocato Anselmo, nasce da uno sfogo sui social di Claudia Budroni, appresa la notizia dell’ammissione delle costituzioni di parte civile nel processo Cucchi, di Arma dei Carabinieri, ministeri dell’Interno e della Difesa e Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Stasera la famiglia Budroni e non solo, si sente presa per il c…. E comincio veramente a stancarmi!». Questo il primo sfogo affidato ai social dalla Budroni, al quale si sono uniti anche Lucia Uva e Giovanni Bifolco. La stessa Budroni, il 15 giugno, ha diffuso un video su facebook, successivamente rilanciato anche dall’Acad (Associazione contro gli abusi in divisa) contro gli abusi in divisa. «Non me ne voglia Ilaria Cucchi – premette Claudia Budroni – ma qualche spiegazione dovrebbe essermi data, soprattutto dal mio legale Fabio Anselmo, che non è solo l’avvocato del caso Cucchi, ma è anche l’avvocato del caso Budroni. I giudici – dice -hanno riconosciuto che se Stefano Cucchi non fosse stato picchiato, non sarebbe morto. Allora anche mio fratello se non gli fosse stato sparato, sarebbe ancora vivo. In questi processi ci sono tante prove, nel mio, il poliziotto ha ammesso di aver sparato. Ma questo non è servito. Perché questi risultati solo nel caso Cucchi? Io credo che questo stia davvero prendendo una piega politica. Sono davvero arrabbiata. Noi ci sentiamo presi in giro e non solo la famiglia Budroni. I giudici non hanno riconosciuto tutte le morti, stanno riconoscendo solo quella di Cucchi. È un beneficio, senz’altro, ma dovrebbe esserlo per tutti. Perché si fa silenzio sulle nostre storie? I giudici fanno differenze?»
Dello stesso avviso anche le altre famiglie che mostrano vicinanza e solidarietà a Claudia Budroni. Tante anche le attestazioni di vicinanza da altri utenti facebook: «Prima si combatteva tutti assieme, ora esiste solo il processo Cucchi». C’è però da sottolineare che il Caso Cucchi è esploso anche e soprattutto per il libro di Bonini, per la costituita Associazione, per il film Sulla mia pelle, nonché per le innumerevoli ospitate in Tv e nei principali atenei di Italia. Ricordiamo anche che Ilaria Cucchi e l’avvocato Fabio Anselmo vinsero prima una e poi l’altro il Premio Borsellino con una presenza mediatica costante e insistente. Tutte le altre morti, effettivamente, e come fanno notare i familiari, non hanno mai goduto della stessa attenzione mediatica. «Non si doveva accettare la costituzione di parte civile – scrive ancora Budroni su facebook – bisognava dire: si ringrazia tutti del bel gesto ma nel rispetto delle altre vittime, non si può». Effettivamente, l’interrogativo è: come si fa a schierarsi negli altri processi contro lo Stato, quando in quello Cucchi, lo Stato è seduto accanto alle parti civili in stessa veste? L’avvocato Anselmo ha, dal canto suo, risposto alla Budroni, mostrandole vicinanza e dicendole che ha ragione e che la giustizia la fanno i giudici e non lui o i giornalisti. A questa risposta arriva l’attacco di Giovanni Bifolco, il quale ha accusato Anselmo di avere in testa solo il Caso Cucchi: «Vediamo dove arrivi con il caso e poi ne parliamo» tuona, per poi aggiungere in un altro commento in risposta a Lucia Uva: «Combatterò fino alla morte e non mi venderò per soldi come hanno fatto altri».
Vicinanza a Claudia Budroni anche dal carabiniere Riccardo Casamassima, il super testimone che, insieme alla sua compagna carabiniere Maria Rosati, ha contribuito alla svolta nel processo Cucchi consentendo la riapertura delle indagini. Lo stesso, circa tre settimane fa, come riportano alcuni commenti sulla sua bacheca, esasperato da quanto dice di subire a seguito della sua testimonianza, scrisse di stare valutando seriamente di ritrattare la sua testimonianza «perché ci stanno ammazzando in silenzio». Oggi, si apprende dai social dello stesso Casamassima, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, ha risposto al suo appello interessandosi personalmente alla sua vicenda. Questo, dopo numerosissime richieste che, come denunciato dal Casamassima più volte – non hanno mai avuto risposta.
E un articolo così ben fatto doveva farlo un giornale di destra? Dove sono quelli che dovrebbero stare vicino a queste famiglie? Repubblica, il Fatto, associazioni, i Cucchi stessi. Adesso che hanno ottenuto le parti civili tutti zitti? Vergognaaaaaaaaaaaaa