Salvini non ne può più di Toninelli: deve andarsene. E anche Tria rischia grosso
Danilo Toninelli, Giovanni Tria, Sergio Costa. Sono i tre ministri più a rischio di perdere la poltrona, ora che gli equilibri all’interno del governo sono cambiati. Matteo Salvini li giudica un peso per l’azione dell’esecutivo e per questo li vorrebbe fuori, stando alle indiscrezioni intorno al consiglio federale della Lega di ieri sera.
I timori dei Cinquestelle
«Ho ribadito, con il consenso di tutti, che il governo va avanti», ha detto Salvini, lasciando il vertice del partito. Ma questo non esclude il rimpasto. Né l’ipotesi – che circola in ambienti pentastellati e di cui dà conto un retroscena di Libero – che in realtà, con la richiesta di cambio di poltrone, il Carroccio voglia far esplodere il bubbone della crisi di governo.
Nel mirino Toninelli, Costa e Tria
A pesare sulle spalle di Costa c’è la ricostruzione del Ponte Morandi. «Dai territori ci arrivano lamentele per le lungaggini e i ritardi che mettono in discussione la tempistica preventivata per il recupero dei calcinacci. Visto che è stato approvato lo sblocca cantieri, se qualcuno pensa di rallentare l’opera di demolizione del Ponte Morandi ha sbagliato a capire», ha detto Salvini, annunciando che oggi sarebbe stato in Liguria. «Abbiamo dato una parola e – ha spiegato – non può esserci qualche burocrate a Roma che rallenta una presa di impegni e una promessa fatta ai genovesi». Il burocrate, benché non esplicitato, sarebbe Costa. Ancora più traballante la poltrona di Toninelli, le cui lentezze per Salvini sono state aggravate anche da decisioni di carattere squisitamente: «Se un ministro non avesse tolto le deleghe, oggi avrebbe due sottosegretari» ad aiutarlo. Infine, dopo i due ministri grillini, il tecnico Tria che si è giocato l’appoggio della Lega sulla questione Flat tax e minibot.