Salvini: «Ridurre le tasse non è un capriccio. O si fa o si muore. Il M5S deve capirlo»

3 Giu 2019 15:04 - di Redazione
Il vicepremier, Matteo Salvini

Tav, detassazione, autonomie, cambio di passo in Europa. Da Vicenza, a poche ore dalla conferenza stampa di  Conte, Matteo Salvini torna a mettere i paletti sulla navigazione del governo, sempre se la barca tiene. «Questa è superstrada del buonsenso», ha detto il vicepremier leghista inaugurando la prima tratta delle Pedemontana veneta, «abbiamo le spalle larghe e se l’Europa e i mercati vogliono giudicare per quel che questo paese è realmente vengano qui: non so quanti altri possano avere questa eccellenza con una tassazione iperbolica, burocrazia, e giustizia lenta», ha sottolineato facendo riferimento alle tante imprese del Made in Italy toccate dalla nuova Pedenontana Veneta tra Vicenza e Treviso.

Prima della cerimonia di inaugurazione l’immancabile contestazione al ministro dell’Interno di un gruppo di manifestanti tenuti a distanza di sicurezza da un cordone della polizia. Uno stanco rito al quale il vicepremier leghista è abituato. Infrastrutture e grandi opere sono la stella polare del governo per rimettere in moto l’economia,  insiste Salvini che annuncia nessun passo indietro sulla Torino-Lione: «Con i colleghi francesi siamo d’accordo che è meglio far viaggiare le merci con la Tav, e quindi completarla, non è puntiglio politico, è buonsenso». E con una battuta liquida l’analisi costi benefici sulla Tav: «Anche Leonardo da Vinci sarebbe stato bloccato perché anche ai suoi tempi ci sarebbe stato un funzionario capace di sostenere che le sue opere non stavano in piedi». Netto anche sulla riduzione delle tasse: «La riduzione abbondante del carico fiscale per imprese e famiglie non è  un capriccio. O si fa e si vive o si muore. Se la gente lavora si pagano le tasse e il debito scende».

Sul braccio di ferro quotidiano con i  5Stelle e le priorità dell’esecutivo, parlando da premier in pectore, lancia un messaggio distensivo e ultimativo: «Io sono convinto che anche l’altro alleato di governo abbia capito che il “no” non paga, c’e’ bisogno di dire tanti “sì” perche c’e’ voglia di lavoro e infrastrutture». Nessuna suspence sulle comunicazione pomeridiane di Conte alla stampa: «Dopo un anno di governo penso possa essere soddisfatto di quello che abbiamo fatto e immagino parlerà di quello che faremo, il contratto c’è bisogna andare a trattare condizioni più vantaggiose per i lavoratori italiani, rimettere al centro lo sviluppo l’occupazione, gli investimenti, la crescita al di là dei numerati e dei numerini». Sì a una trattativa con l’Unione Europea ma a una condizione: ricordarci che « siamo l’Italia e che non dobbiamo andare con il cappello in mano da nessuno». Se ci sono dei vincoli che bloccano la spese, le assunzioni, le strade, le ferrovie si va a ridiscutere una politica fiscale vecchia di anni e superata dal momento economico che ha bisogno di forti iniezioni. «Chiederemo di poter usare per gli italiani la riduzione fiscale che vogliamo fare alle imprese italiane e vediamo», ha annunciato Salvini che sull’ipotesi di sforare il 3% di deficit/Pil ha detto: «Non faccio numeri che altrimenti poi… è  il principio quello che conta. Noi rimettiamo al centro non il 3% ma il tasso di disoccupazione, ecco noi chiederemo che venga utilizzato come parametro per spendere o non spendere il tasso di disoccupazione. Dal 10% lo voglio portare al 5%, poi quando saremo al 5 rispettiamo tutti i vincoli del mondo».

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