Sanità a due velocità. In oltre 300mila lasciano il Sud per curarsi al Nord
Altro che autonomia differenziata. La soluzione semmai è il contrario e cioè riportare al centro alcune competenze troppo sbrigativamente assegnate alle regioni. A cominciare dalla sanità, che continua a viaggiare a due velocità, alimentando il fenomeno dei “viaggi della speranza“. In un solo anno, infatti, sono stati oltre 319mila quelli intrapresi dal Sud Italia con destinazione Nord per un ricovero ospedaliero. Una migrazione che ha generato bilanci in rosso per 1,2 miliardi di euro. Tre le mete sanitarie a guadagnarci di più: Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, che presentano un saldo positivo complessivamente pari a 1.141 milioni di euro. Il primato negativo per “espatri” alla ricerca di cure fuori regione spetta al Molise, con un indice di mobilità passiva pari al 28,1 per cento, seguito da Basilicata e Calabria. È quanto emerge dall’Indice di performance sanitaria (Ips) 2019 realizzato annualmente dall’Istituto Demoskopika, i cui risultati sono stati diffusi oggi. I meridionali confermano dunque la loro diffidenza a curarsi nelle loro realtà regionali. In particolare, con un indice medio di “fuga” pari al 10,7 per cento (che misura in una determinata regione la percentuale dei residenti ricoverati presso strutture sanitarie di altre regioni sul totale dei ricoveri sia intra che extra regionali), il Sud si colloca in fondo per attrattività sanitaria dopo le realtà regionali del Centro con un indice di fuga pari all’8,8 per cento e del Nord, 6,8. Ciò significa che, nei 12 mesi del 2017, la migrazione sanitaria dalle realtà regionali del meridione può essere quantificabile in oltre 319 mila ricoveri. I più “fedeli” al loro sistema sanitario si confermano i lombardi.