Sapienza, i centri sociali cercano di pulirsi la coscienza. Il web: «Siete solo parassiti»

24 Giu 2019 12:19 - di Augusta Cesari

Qualcuno deve pagare per la giovane vita di Francesco Ginese stroncata alla Sapienza di Roma. “Fateci sapere chi pagherà”, ha chiesto nell’editoriale il nostro direttore Francesco Storace . Prediamo atto che a pagare per questa «tragedia dell’illegalità», come l’ha definita Giorgia Meloni,  non sarà nessuno. I collettivi e gli organizzatori del rave illegale decidono in pratica di non rispondere ai numerosi quesiti che nell’editoriale vengono posti, rispondendo con mezze verità e luoghi comuni. Che coraggio.  Un post su Facebook firmato dagli organizzatori di ‘Sapienza Porto Aperto‘ e di  ‘Notte Bianca Sapienza‘, in pratica rivendicano che all’interno dell’Università sono lori i padroni, rispedendo al mittente le accuse.

I centri sociali si assolvono

Parlano di “falsità della stampa” e precisano alcuni punti arrampicandosi sugli specchi. «Non vi era alcun “ticket d’ingresso”, ma una semplice offerta libera. Il cancello di piazzale Aldo Moro era aperto». Ma sul sito Fb degli organizzatori era specificato espressamente. Poi si rifugiano nei soliti giochini di parole: «Sapienza Porto Aperto – il nome è già di per sé tutto un programma -non è stato un rave. È stata piuttosto un’iniziativa artistico-culturale articolata in dibattiti sull’attualità, sport, musica, danze, live painting». Cose se ciò mutasse qualcosa. la manifestazione non era stata autorizzata, né un teneo può diventare luogo di sballo. I collettivi universitari dichiarano ancora che Francesco è stato soccorso dall’ambulanza (e ci mancherebbe); e che «la sicurezza e la tutela di tutte/i, infatti, è stata, come avviene in ogni occasione del genere, messa al primo posto». E qui già non ci siamo.  «Appena conosciuta la gravità dell’incidente occorso a Francesco, in un luogo della città universitaria distante dagli eventi artistici e musicali, questi ultimi sono stati immediatamente interrotti». Ttutto questo non c’entra niente. I collettivi universitari non intendono essere messi in mora: «Non abbiamo intenzione di entrare in dibattiti e polemiche che ci appaiono utili solo a falsificare, e dunque a strumentalizzare una terribile tragedia». Non è una strumentalizzazione è la tragica verità. Tutto già segnalato e denunciato precedentemente dal Rettore Eugenio Gaudio. Troppo facile fare come gli struzzi. La  risposta dei centri sociali è irricevibile.

Sui social: «Raduno di parassiti protetti»

Lo scrive bene un utente sul gruppo Fb di Sapienza Porto Aperto: «Le nuove leve dello “zeccume ” capitolino hanno da tempo trasformato l’Università la Sapienza in ritrovo per rave party notturni illegali col rumore che tiene sveglio un intero quartiere e alcool e droghe che scorrono a fiumi». Un altro: «Sapienza porto aperto (così hanno definita gli organizzatori l’ultima “festicciola”rossa ) come quando abbiamo invaso la città universitaria per permettere a Mimmo Lucano di parlare». Ancora: «Ora che c’è scappato il morto, mass media e baroni universitari finora conniventi ,rompono il muro di omertà che ha coperto da lustri questi raduni di parassiti sociopatici protetti , coccolati e vezzeggiati dalla sinistra in giacca e cravatta».

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