Sea Watch, la Corte europea respinge il ricorso. Salvini: può restare in mare fino a Natale
E’ stato respinto il ricorso presentato da alcuni migranti a bordo della Sea Watch alla Corte europea dei diritti umani, per chiedere un intervento per ottenere l’autorizzazione allo sbarco in Italia. Lo si apprende da fonti del Viminale. La Corte “conta sulle autorità dell’Italia affinché continuino a fornire tutta l’assistenza necessaria alle persone che si trovano a bordo della nave in condizioni di vulnerabilità a causa della loro età o delle loro condizioni di salute”.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha commentato: “Anche la Corte Europea di Strasburgo conferma la scelta di ordine, buon senso, legalità e giustizia dell’Italia: porti chiusi ai trafficanti di esseri umani e ai loro complici. Meno partenze, meno sbarchi, meno morti, meno sprechi. Indietro non si torna”. Al mattino Salvini aveva avuto parole dure: “Qualsiasi sarà la sentenza di Strasburgo, il mio atteggiamento non cambia di una virgola. La Sea Watch in Italia non arriva, può restare in mare fino a Natale e Capodanno”.
“C’è un giudice a Berlino – commenta Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei deputati – La sentenza della Corte di Strasburgo dimostra che la Sea Watch dovrebbe ‘tirare i remi in barca’ e smetterla con il favoreggiamento di queste finte operazioni umanitarie alle quali più nessuno crede. La musica speriamo sia finita. Per sempre”.
Continua dunque il braccio di ferro tra il governo italiano e la nave con a bordo 42 migranti. Una vicenda che infiamma il dibattito politico e che è stata così commentata dal senatore di FI Maurizio Gasparri: ”Ha ragione don Ciotti – ha detto – con la Sea Watch si sta giocando una partita di civiltà. Da una parte la civiltà del diritto e dell’accoglienza limitata e regolamentata. Dall’altro lato la inciviltà di sedicenti organizzazioni non governative che, appartenendo alla Germania e all’Olanda, vogliono scaricare unilateralmente sull’Italia gli effetti dell’attività dei trafficanti di persone. Non c’è niente di civile nel fare il taxi del mare al servizio dei trafficanti. Non c’è niente di civile nel favorire il guadagno di chi da quelle persone ha preteso soldi per metterle in mare. Non c’è niente di civile nello sventolare bandiere olandesi e nello scaricare sull’Italia gli oneri di questi traffici. Non c’è niente di civile nell’essere tedeschi e pretendere che sia il nostro Paese l’unico luogo di accoglienza delle disperazioni del pianeta. La civiltà è nel rispetto del diritto. È nell’aiutare questa gente a casa propria. È nel combattere guerre e dittature e non nel mettere delle navi di sedicenti Ong al servizio di chi sulla disperazione si arricchisce. L’inciviltà è Sea Watch”.