Strage di Bologna, tutte le analogie con gli attentati di Carlos. Quell’interrogazione di Fragalà…
Ci sono analogie di modalità e target fra la strage di Bologna e due attentati compiuti dal terrorista internazionale Carlos Lo Sciacallo secondo i periti incaricati dalla Corte di Assise che sta processando l’esponente dei Nar, Gilberto Cavallini. I due attentati ai quali si riferiscono i periti, l’esplosivista geominerario, Danilo Coppe, e il comandante della sezione chimica del Racis dell’Arma di Roma, colonnello Adolfo Gregori, sono quelli del 31 dicembre 1983 al treno Marsiglia-Parigi a Tain l’Hermitage – attentato identico a quello al treno 904 – e quello, lo stesso giorno, alla stazione Saint-Charles di Marsiglia. La circostanza, evidenziata dai periti oggi, fu già messa in evidenza in un’interrogazione molto dettagliata, presentata, ben 13 anni fa, il 2 febbraio 2006, dall’allora parlamentare di Alleanza Nazionale, Enzo Fragalà che annotò come «l’attentato alla stazione Saint Charles di Marsiglia appare sostanzialmente identico a quello alla stazione di Bologna giacché venne rinvenuto un cratere di un metro di diametro provocato da una valigia carica di esplosivo lasciata nei pressi dell’ufficio riconsegna bagagli». Fragalà, all’epoca, sottolineò anche l’incredibile somiglianza fra l’attentato al treno 904 in Italia e quello compiuto da Carlos contro il treno ad alta velocità a Tain L’Hermitage, in Francia.
Ecco cosa scriveva Enzo Fragalà
«Subito dopo l’attentato sul 904, esattamente come era accaduto un anno prima, il 1 o gennaio 1983 in Francia per due attentati ai treni, uno alla stazione di St. Charles Marsiglia, l’altro sul treno ad Alta Velocità a Tain L’Hernitage, entrambi oggi definitivamente attribuiti dalla giustizia francese al terrorista Ilich Ramirez Sanchez detto Carlos, – scriveva Fragalà all’epoca – arrivarono varie rivendicazioni di organizzazioni di destra e, infine, in entrambi i casi, una rivendicazione della Jihad islamica; mentre gli investigatori francesi davano scarso credito alla rivendicazione della destra privilegiando la pista internazionale, gli investigatori italiani facevano esattamente il contrario perché, come spiegava un investigatore, “in passato le stragi indiscriminate sono state commesse da terroristi di destra”». Quel 31 dicembre 1983, alle 19.45, «esplode – ricordano i periti Coppe e Gregori indicando, appunto, analogie di modalità e target – un ordigno di notevole potenza tra la seconda e la terza carrozza di prima classe del treno superveloce TGV Marsiglia-Parigi. Il treno aveva lasciato la stazione di Marsiglia alle 17.29. Al momento dell’esplosione il treno viaggiava a 160 chilometri orari e si stava dirigendo verso Lione. Appena 35 secondi prima aveva incrociato un altro convoglio. Se lo scoppio fosse avvenuto in quel frangente lo spostamento d’aria avrebbe sicuramente provocato il deragliamento dei due treni. Invece il TGV proseguì la sua corsa per quasi mezzo chilometro e si fermò nella stazione di Tain l’Hermitage, dove sopraggiunsero i soccorsi. Tre i morti ed una quindicina i feriti». Quanto all’attentato alla stazione Saint-Charles di Marsiglia, sempre il 31 dicembre 1983 ma alle 20.09, quindi 24 minuti dopo l’attentato contro il TGV, «esplode – ricordano Coppe e Gregori nella loro perizia consegnata al presidente della Corte di Assise di Bologna, Michele Leoni – una bomba nascosta in una valigia lasciata nel deposito automatico mbagagli della nuova stazione Saint-Charles di Marsiglia, inaugurata da appena un mese».
Le parole dei periti
«L’ordigno a tempo era stato programmato per esplodere al momento dell’arrivo di un rapido Parigi-Marsiglia – sottolineano i periti della Corte – Pochi secondi e la stazione sarebbe stata affollata di passeggeri scesi dal treno. Nel deposito bagagli lo scoppio ha aperto una voragine di due metri di diametro nel pavimento. Due i morti, un algerino di 25 anni e un polacco di 38 anni. I feriti furono 34 di cui 7 gravemente mutilati». «In un telegramma compilato il 7 febbraio 1984 da un generale del ministero dell’Interno ungherese e inviato ad un suo omologo tedesco orientale – evidenziano Danilo Coppe e il colonnello Gregori – si legge: «Il gruppo terroristico di Carlos sta diventando più attivo. Gli attentati commessi il 31 dicembre 1983 nel sud della Francia sono da ascrivere a questo gruppo». Nella sua interrogazione di 13 anni fa, il parlamentare di Alleanza Nazionale, Enzo Fragalà ricordava che «il sostituto procuratore di Bologna, il dottor Claudio Nunziata, alcune ore dopo l’esplosione sul 904, ebbe a dire con assoluta certezza: La pista nera è chiarissima. Basta leggere gli atti giudiziari di questi anni per trarne indicazioni precise».
Le conclusioni di Fragalà
Fragalà, evidenziando che l’attentato al 904 e quello al Tgv francese appaiono molto simili anche nella dinamica visto che entrambi i treni stavano per incrociare, al momento dell’attentato, altri convogli provenienti dalla direzione opposta e che ciò, poi, non è avvenuto perché vi era un ritardo di 35 secondi per il treno francese ed un ritardo di un minuto per quello italiano, cosicché il 904 non incrociò nella galleria il Transeuropa Express bloccato fortunosamente dai ferrovieri alla stazione di Grizzana e che «l’attentato alla stazione Saint Charles di Marsiglia appare sostanzialmente identico a quello alla stazione di Bologna giacché venne rinvenuto un cratere di un metro di diametro provocato da una valigia carica di esplosivo lasciata nei pressi dell’ufficio riconsegna bagagli» ricorda come «nei giorni precedenti la strage del 904 sia il presidente del Consiglio, Bettino Craxi che il Ministro dell’interno Oscar Luigi Scalfaro lanciarono una serie di messaggi molto allarmanti, sulla possibilità di attentati in Italia». In particolare «il presidente dei Consiglio Craxi, intervistato sulla matrice internazionale dell’attentato al treno 904 ebbe a rilevare – annotava Fragalà nella sua interrogazione – che un anno prima sul treno Marsiglia-Parigi lo stesso gruppo islamico che nel mese di dicembre ci ha indirizzato due esplicite minacce aveva collocato una bomba che provocò la morte di cinque persone. Quindi nulla può escludere che nel nostro Paese si organizzino con mano internazionale attentati di questo tipo».