Superbatteri, a rischio contagio 500mila italiani in partenza per mete tropicali: 5 consigli utili
Un superbug per souvenir. Quasi 500 mila vacanzieri italiani – uno su 4 dei circa 2 milioni che sceglieranno mete esotiche – a fine estate torneranno a casa con un “ricordino” invisibile, ma insidioso: un’infezione da superbatteri resistenti agli antibiotici, pronti a farsi strada nell’organismo innescando una «bomba a orologeria» e un effetto domino di contagi. È il monito lanciato dagli esperti del Gisa, Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica, in occasione del convegno “Antimicrobial Stewardship Toscana” in programma a Pisa il 12 giugno. Il rischio di sviluppare malattie difficili da curare con i farmaci antibatterici standard, avvertono, è particolarmente alto per gli under 30. “Globetrotter” che restano lontani anche per mesi, più avventurosi e avvezzi a spingersi negli angoli più remoti del mondo.
Le mete tropicali, serbatoio di batteri per persone più fragili
Superinfezioni-souvenir, possibile contagio nelle vacanze esotiche
Ma quali sono queste superinfezioni-souvenir? «Accanto ai rischi classici come Dengue, malaria o diarrea del viaggiatore – evidenziano gli specialisti – esistono anche pericoli più subdoli connessi alle vacanze: chi è colonizzato da germi resistenti, infatti, non necessariamente sviluppa sintomi eclatanti, ma ha addosso una sorta di “bomba a orologeria” pronta a esplodere”. «Siamo abituati a pensare di poter essere contagiati dai batteri resistenti solo in contesti ospedalieri, ma non è così», chiarisce Menichetti: «Anche i viaggi in Paesi tropicali e subtropicali sono un fattore di rischio. Secondo le stime, su 100 mila viaggiatori che restano un mese all’estero, uno su due avrà disturbi durante il viaggio, 8 mila dovranno recarsi dal medico, 5 mila saranno costretti almeno un po’ a letto e 300 saranno ricoverati nel corso della vacanza o al rientro. Sono soprattutto questi soggetti a essere ad alto rischio di colonizzazione da parte di germi resistenti». Per questo, suggerisce il numero uno del Gisa, «se durante la vacanza si è avuto un episodio di diarrea o una febbre, se si sono dovuti prendere antibiotici, se si è stati ricoverati o si è andati in un Pronto occorso per qualsiasi motivo, ma anche se si è stati in viaggio molto a lungo, è importante sospettare che ci possa essere stata una colonizzazione batterica. Rivolgersi al medico ed eventualmente sottoporsi a controlli speicifici per verificarlo può essere opportuno, soprattutto se si vive a stretto contatto con persone anziane o pazienti fragili».
Meglio prevenire il contagio: ecco i 5 consigli utili
«La prevenzione è tuttavia la migliore alleata», puntualizza Menichetti. «Quando si viaggia in Paesi a rischio e dalla scarsa igiene – ricorda – è opportuno fare estrema attenzione all’igiene delle mani e all’alimentazione, evitando cibi crudi, le bibite non imbottigliate e il ghiaccio aggiunto alle bevande». Ecco dunque le regole del Gisa per non rischiare in viaggio e al rientro:
1) Lavare sempre con cura le mani, soprattutto prima di mangiare;
2) Non mangiare verdure o altri cibi crudi, ma preferire sempre gli alimenti ben cotti;
3) Evitare i gelati e il ghiaccio da aggiungere alle bevande;
4) Bere solo da bottiglie sigillate;
5) Se in viaggio si è avuta diarrea, febbre, si è stati in un Pronto soccorso di un Paese tropicale o subtropicale per un qualsiasi motivo, rivolgersi al medico al rientro per valutare l’opportunità di un tampone rettale per verificare che non ci sia una colonizzazione di batteri resistenti.