Toghe, Lotito è un fiume in piena: «Con tutte le rotture di scatole che c’ho…»

6 Giu 2019 10:34 - di Paolo Sturaro

«Io sono come un flipper. Appena spunta il mio nome si accendono gli special e i giornali mi saltano addosso. Ma stavolta querelo tutti, smettetela con queste stupidaggini». Claudio Lotito, in un’intervista a Repubblica respinge l’accostamento con gli scambi di informazioni tra Luca Palamara, altri magistrati e i deputati del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri. «La dovete smette. Occupateve di cose serie», si sfoga il presidente della Lazio. «Scusi lei partecipa a delle cene? E allora di che parliamo. Se ci sono venti persone che fa, parla con tutti? Magari erano dei compleanni – spiega – degli anniversari. C’era un sacco di gente. Io non ho mai partecipato a riunioni in cui si discuteva di posti nelle procure. Con quale ruolo avrei potuto farlo?».

Lotito: «Sono un uomo del calcio»

I biglietti per la partita ai magistrati? «Mica li davo io. Guardi che io sono uomo delle istituzioni del calcio. Se arriva una richiesta istituzionale bisogna rispondere. Siamo obbligati a darli. Non è che mi sveglio la mattina e distribuisco biglietti. Non decido io. Funziona così. Poi con i magistrati e gli avvocati abbiamo dei rapporti – prosegue Lotito – vengono a Coverciano, giocano partite benefiche. Ho dato tre biglietti a un magistrato – sottolinea – mica a Riina».

«Vi querelo tutti»

«Accostarmi all’inchiesta non lo accetto. Non so nemmeno di cosa parlavano. I biglietti li dà la Lega calcio, li dà il Coni. Malagò distribuisce biglietti a tutti. Allora che facciamo con lui? La tribuna autorità è sempre piena e so’ tutti regali. Ma poi io che parlo con Lotti… Questo è incredibile. Ci siamo sempre fatti una guerra fratricida», incalza Lotito. Un rapporto particolare con certi magistrati? «E a che pro? Io ve querelo a tutti. Un giudice è un rappresentante delle istituzioni. Avrei avuto altri motivi? Ma di che. Con tutte le rotture di scatole giudiziarie che c’ho – dice Lotito – Le avrei risolte se ci fosse stato uno scambio, non crede?». Agli incontri «io non parlavo di niente. Mi tirate in ballo solo perché il mio nome fa audience. Il resto – conclude – sono tutte stupidaggini. E tre biglietti per una partita».

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