Ue, Salvini si batta per un commissario vero. Il rischio Mogherini è dietro l’angolo
Il “rischio Mogherini” è il pericolo dal quale Salvini deve guardarsi da oggi fino alla nomina del Commissario Europeo. Renzi sottovalutò la questione e pur di liberarsi di un ministro degli Esteri poco capace appioppò alla “fortunata” – lei – il gradito compito. L’errore renziano non fu come si potrebbe pensare nella scelta della persona, ma sul ruolo.
La UE, che funziona più o meno come una comunità montana, svolge infatti funzioni, molte anche piuttosto importanti, su delega conferita dagli Stati membri. Ci sono così settori in cui l’Unione ha una competenza esclusiva come il commercio o la definizione delle regole di concorrenza.
Le competenze della commissione
In altre materie le competenze sono invece condivise, nel senso che i singoli Stati membri possono legiferare a livello nazionale ma qualora intervenisse una legislazione europea, questa sarebbe prevalente; è il caso delle norme sul mercato interno, sull’agricoltura, l’ambiente, la protezione dei consumatori o sui trasporti.
La politica estera, purtroppo per Renzi che pare non averlo saputo in tempo, non rientra né tra le materie esclusive e neppure tra quelle concorrenti. Significa quindi che il compito della nostra Mogherini è stato solo di “rappresentanza” privo di poteri legislativi e decisionali. In questo modo per l’Italia è stato come avere per cinque anni il “Sindaco di Paperopoli”, buona solo per spendere tre milioni in servizi da tavola di porcellana – cinese – ad uso delle ambasciate europee nel mondo, che le costò un duro attacco del Telegraph.
Se vuole contare, Salvini deve ottenere per l’Italia un Commissario “potente” dotato cioè di poteri legislativi veri, che si possa imporre sugli Stati membri a tutela di una UE che se non diventa più “italiana” rischia di implodere nelle sue contraddizioni. Se poi fosse un ruolo legato all’economia – agricoltura, trasporti, commercio, concorrenza o attività produttive – per noi italiani andrebbe meglio ancora. Sappiamo che questa Unione è da ribaltare ma, in attesa di farlo, avochiamo a noi stessi tutto ciò che è utile a rendere competitivo il nostro sistema produttivo.