Venezia, via le grandi navi dalla Giudecca: ora sono tutti d’accordo, pressing su Toninelli
C’è voluto un incidente, una tragedia sfiorata davvero per poco, per mettere tutti d’accordo attorno alla questione delle grandi navi che sfilano quotidianamente lungo i canali di Venezia rasentando pregiati monumenti di altissimo valore storico e culturale. Ma ora sono tutti d’accordo: basta con queste “processioni” che mettono a rischio una città unica al mondo e i suoi tesori d’arte. Fuori le grandi navi dalla laguna di Venezia.
Dopo l’incidente di stamattina quando, alle 8,36, una nave crociera della Msc, la “Opera” – 54 metri d’altezza, come un palazzo di 15 piani, 275 metri di lunghezza e 65.000 tonnellate di stazza – si è schiantata a 6 nodi – poco più di 11 chilometri orari – per un blackout contro il molo San Basilio nel canale della Giudecca a Venezia schiacciando il battello fluviale River Countess ferendo quattro persone, ora il coro è univoco: mai più una cosa del genere.
“L’incidente di oggi al porto di #Venezia dimostra che le #grandinavi non devono più passare dalla Giudecca – ammette il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli – Dopo tanti anni di inerzia, finalmente siamo vicini ad una soluzione definitiva per tutelare sia la laguna che il turismo”.
E in gioco ci sono, appunto, gli intoccabili interessi legati al turismo delle compagnie crocieristiche, l’immenso flusso di visitatori ma, anche, ovviamente, il “brand Venezia“.
E, dunque, se continua a ripetersi da anni, nonostante tutti i rischi connessi, questo “inchino” in stile Schettino delle grandi navi crocieristiche nei canali di Venezia, i cui monumenti si specchiano a grandezza naturale sulle vetrate delle cabine dei colossali navigli, è perché gli interessi contrapposti sono tanti e del valore di molti zeri.
Lo stesso sindaco di Venezia, Brugnaro, che pure sa di toccare rischiosamente interessi consolidati, sa di non poter avallare più cose di questo genere: “Abbiamo avuto un incidente, è andata bene così, quattro contusi e un ferito, stiamo aspettando le notizie, prima le persone. Volevo ringraziare tutte le forze dell’ordine, capitaneria e tutti gli uomini che si stanno prodigando per mettere in sicurezza”, esordisce Brugnaro ribadendo il fatto che le navi non debbano passare per il Canale della Giudecca: “E’ l’ennesima dimostrazione che il Canale della Giudecca non è più consentito, non è più pensabile che sia attraversato dalle grandi navi. L’abbiamo detto da otto anni, chiediamo immediatamente l’apertura del Vittorio Emanuele“.
Brugnaro non può che passare la palla al governo: “Ho sentito il ministro (Toninelli, ndr), è aggiornato sulla situazione, la sta seguendo e sta cercando le soluzioni che adesso aspetteremo. Ho già detto che aspettiamo di sentire lui, ma adesso dobbiamo urgentemente dare la possibilità alle navi di passare per il Vittorio Emanuele, non devono più passare da San Marco, l’amministrazione comunale su questo si è espressa chiaramente, adesso il ministro decida. Rapidamente”.
“L’incidente avrebbe potuto risolversi una tragedia – confessa con preoccupazione il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – Questo incidente ci fa riflettere nuovamente sul tema del transito delle grandi navi nel bacino di San Marco e lungo il canale della Giudecca e di conseguenza sul loro auspicato allontanamento”.§
Zaia non ha difficoltà a ricordare le problematiche che hanno ostacolato fino ad oggi l’approvazione di un provvedimento di limitazione dei percorsi delle grandi navi in laguna: “Stiamo ancora discutendo dell’applicazione di un decreto che porta i nomi dei ministri Clini e Passera che non è né vano né superfluo ricordare che furono titolari di dicastero nell’ormai lontano governo Monti. Stiamo parlando del 2011 mentre le proposte della Regione del Veneto e del Comune di Venezia per una viabilità delle grandi navi giacciono presso i ministeri interessati da anni”.
“Il ministro delle infrastrutture decida qualcosa – dice il presidente Veneto rivolto a Toninelli – non si può più attendere. Gli incidenti sono assolutamente possibili nella marina mercantile ma devono avvenire fuori da contesti storici e abitati senza mettere a repentaglio vite umane e in condizioni generali di sicurezza. Le proposte di comune e regione sono sagge e fattibili, prevedono una viabilità alternativa e la possibilità per le navi di manovrare in condizioni di assoluta sicurezza. Il ministro a questo punto decida subito. Ha anche l’opportunità e la fortuna di avere proposte realizzabili immediatamente che vengono dal territorio e dagli enti maggiormente coinvolti”.
Una posizione pienamente condivisa dagli albergatori: “Un guasto tecnico purtroppo può capitare ma quando si manovrano i giganti del mare in una città delicata come Venezia può trasformarsi in una tragedia. Questo episodio ci induce, una volta in più, a chiedere al governo di accelerare nella scelta di una rotta alternativa a San Marco e al Canale della Giudecca“.
“Per le grandi navi – spiega Vittorio Bonacini, presidente dell’Associazione Veneziana Albergatori – c’è una collocazione naturale che è quella di Marghera, con ingresso dalla Bocca di Malamocco e lungo i Canali dei Petroli e Vittorio Emanuele. Una soluzione individuata da tempo dalla città, insieme a Porto e Regione, per preservare una realtà importante e i posti di lavoro che garantisce”.
“Ci sono diverse ipotesi in campo, come quella di scavare un nuovo canale che giri intorno a San Marco, oppure quella dello spostamento del porto a Marghera, dove c’è già un canale navigabile – entra più nel dettaglio Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto – Io non ho le competenze per dire quale sia la soluzione ma spero non finisca come il Mose e che venga trovata con il buon senso, con le competenze e con una buona politica”.
Michielli non ha problemi a puntare il dito sugli interessi economici delle compagnie crocieristiche: “ci stiamo giocando troppo ed è andata di lusso. Ma è anche un segnale, basti pensare se fosse successo a San Marco. Non si può barattare la sicurezza per quattro biglietti”.
“Oggi la giornata deve essere riservata alla gestione dell’incidente ma è evidente che da domani – avverte il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Settentrionale Pino Musolino – bisognerà muoversi a tutti i livelli con la massima celerità per dare finalmente una soluzione al traffico delle grandi navi a Venezia, liberando dal traffico crocieristico il Bacino di San Marco e il Canale della Giudecca“.
Già oggi, alle 16, il prefetto di Venezia presiederà una apposita riunione per fare il punto sull’incidente.
Quanto alla dinamica, si vanno delineando meglio le cause che avrebbero portato la gigantesca nave da crociera, ex-ammiraglia della flotta prima che entrasse in linea l’Msc Musica, a schiantarsi sul molo di Venezia.
“C’è stato un blackout sulla nave da crociera Msc Opera – rivela Davide Calderan, amministratore della società Panfido che gestisce i rimorchiatori – Quello che è successo è che la nave ha avuto un blackout ai comandi della plancia che si è verificato all’altezza della Chiesa del Redentore. L’anomalia è stata subito comunicata dalla Msc al rimorchiatore, ma la marcia della nave è rimasta innestata col motore che è passato da una velocità di 5,5 nodi a una di 6″. Poi lo schianto.
“Abbiamo tentato di fermarla – assicura dichiarato Calderan – ma è impossibile intervenire del tutto alla velocità di sei nodi. Quindi all’altezza di San Basilio la nave ha impattato con la River Countless e nell’urto il cavo si è tranciato. Ci tengo a precisare che il cavo di rimorchio è tarato a circa tre volte la potenza del rimorchiatore“.