Whirlpool, apertura dell’azienda: «fiducia in soluzione, riconvertire lo stabilimento» (video)

5 Giu 2019 14:44 - di Redazione
L'ingresso dello stabilimento Whirlpool di Napoli a rischio vendita

La soluzione alla pesante crisi occupazionale dello stabilimento Whirlpool di Napoli che, al momento, produce lavatrici di alta gamma, potrebbe essere la riconversione industriale della fabbrica.

Sono gli stessi manager della Whirlpool, dicendosi «rammaricati ma fiduciosi e pronti al confronto», ad offrire al governo italiano un segnale di apertura dopo lo scontro al calor bianco dei giorni scorsi per la ventilata minacciata della vendita dello stabilimento e il rischio del licenziamento dei 420 lavoratori.

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Il giorno dopo il difficile tavolo di confronto al Mise sulla possibile cessione del sito di Napoli, Whirlpool Italia, e, in attesa che il governo calendarizzi il nuovo round da cui ottenere risposte più circostanziate circa il destino dello stabilimento partenopeo e il futuro dei 420 lavoratori diretti, la multinazionale statunitense ha fatto sapere di essere al lavoro «ad una soluzione» con cui salvaguardare l’occupazione.

«Se tutti ci mettono del loro possiamo arrivare ad una soluzione positiva», spiegano da Whirlpool Italia. E la soluzione, secondo quanto accennato dall’azienda all’Adnkronos, potrebbe essere quella di «una riconversione dello stabilimento, l’unica che potrebbe proteggere le maestranze occupate».
Una riconversione, tuttavia, che non sembra affatto escludere la vendita a fronte dei disastrosi dati produttivi del sito di Napoli definiti pesanti dalla Whirlpool:  la «situazione è insostenibile».
Il problema è nei numeri: nell’ultimo trimestre 2018 e nel primo trimestre 2019 i volumi del sito di Napoli sono scesi del 30 per cento ben al di sotto delle aspettative.
E il futuro non è affatto roseo: anche le previsioni per l’intero 2019 sono negative.
Al momento comunque dall’azienda escludono «categoricamente» che ci possano essere altri siti a rischio, come avevano ventilato, invece, ieri i sindacati. ipotizzando identica sorte per lo stabilimento di Siena.
Whirlpool al lavoro dunque anche per verificare, in caso di fumata nera, a quanto potrebbe ammontare la revoca dei fondi pubblici futuri annunciata dal vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio che ieri aveva parlato di almeno 15 milioni di euro, tanto per cominciare.

I sindacati, dal canto loro, hanno buon gioco a soffiare sul fuoco: «Non possiamo permetterci di perdere un posto di lavoro nel Mezzogiorno. Non è accettabile impoverire il Sud. Il governo difenda i lavoratori e si batta per far cambiare idea alla multinazionale Whirlpool», tuona il leader Cgil, Maurizio Landini al quale fa eco il Pd che cerca di trarre vantaggio politico dal voltafaccia della multinazionale statunitense attaccando il governo verde-giallo in generale e, più specificatamente, il ministro del Lavoro, Di Maio: «Le vertenze non esplodono all’improvviso – dice l’ex-viceministro allo sviluppo, Teresa Bellanova del Pd, che accusa il governo, in sostanza, di non aver monitorato, così come era previsto dall’accordo, la situazione ogni sei mesi – se si fa un accordo e poi si passa ad altro girando per studi televisivi senza seguire le vicende, si rischia di venire informati su fb del fallimento di Mercatone Uno o dai giornali delle decisioni unilaterali di Whirlpool. Non è un fulmine a ciel sereno, è sciatteria istituzionale e totale inadeguatezza».

Nella polemica, tutta politica si inserisce anche il sindaco di Napoli, De Magistris tendendo un braccio al ministro del Lavoro: «sta a Di Maio trovare argomenti, contenuti, metodi e forme per portare a casa la vittoria, noi lo aiuteremo a vincere e sosterremo questa battaglia. Napoli non molla e la potenza di Napoli si sta avvertendo: se la vertenza è all’attenzione massima del governo è merito dei lavoratori, delle loro rappresentanze sindacali di base e anche molto della città di Napoli e della nostra Amministrazione, che non lascia mai indietro nessuno». Aldilà delle parole, però, ci sono i numeri. E non sono confortanti.

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