Contraste – Milano

5 Lug 2019 0:01 - di Redazione

Contraste
Via Giuseppe Meda, 2 – 20136 Milano
Tel. 02/49536597
Sito Internet: www.contrastemilano.it

Tipologia: ristorante
Prezzi: set lunch: menu degustazione 100/140€
Giorno di chiusura: aperto solo la sera, tranne la Domenica che è aperto solo a pranzo; Martedì

OFFERTA
Da qualche anno lo chef uruguayano Matias Perdomo ha lasciato le redini di Al Pont de Ferr (a cui ha fatto prendere l’ambita stella Michelin) per aprire un locale tutto suo, il Contraste. Animata da una grande creatività e da una sapiente mano, la sua cucina si propone come un percorso da costruire in base alle esigenze del cliente, il quale, infatti, non troverà il classico menù à la carte, bensì due percorsi degustazione: uno da 6 portate a 100€ e un altro chiamato “il riflesso” al prezzo di 140 euro, contraddistinto da uno specchio provocatorio nel quale l’avventore si riflette e riflette i suoi gusti. Perdomo è sicuramente uno chef che ama stupire, sia dal punto di vista estetico – si veda la mistery box, ovvero una scatola con lucchetto da aprire con un’apposita chiave, che contiene piccoli finger food di benvenuto, tra cui la delicata “sfogliatella”di zucchine e ricotta con granella di pistacchio e la gustosa tartare di fassona a forma di fragola con la copertura rossa data dal peperone e la base di salsa tonnata – sia da quello degli abbinamenti che, però, non sempre convincono fino in fondo, trasmettendo a volte poche emozioni, ma che nel complesso dimostrano una grande tecnica e una profonda conoscenza della materia prima. Dopo il pane di Davide Longoni (noto panificio milanese), proposto in due tipologie, e il buon olio pugliese servito in una ciotolina direttamente al tavolo (di cui sono state fornite informazioni solo dietro nostra richiesta), abbiamo assaggiato l’eccellente cipolla rossa di Tropea soffiata con il ripieno di formaggio di capra e cuore di marmellata di cipolle, il tutto adagiato su briciole di pane aromatizzato al cipollotto bruciato e sesamo. È stata poi la volta del sashimi di filetto di bue con umeboshi e “scaglie” di foie gras (fatto in casa, congelato e poi reso a scaglie), un piatto perfetto e ben bilanciato, seguito da degli gnocchi di patate alla brace conditi con panna acida e caviale, dalla piacevole consistenza e, nella forma, più simili a dei ravioli. Originale ma alla lunga allappante il donut alla bolognese, una rivisitazione della classica lasagna emiliana, qui proposta con un contrasto dolce/salato che può stancare il palato. Ottime le animelle di vitello con una panatura di lenticchie croccanti e scioglievole in bocca il maialino cotto a bassa temperatura da mangiare con tutta la cotenna perfettamente glassata. Molto buona la qualità dell’entrana (diaframma) di manzo servita con salsa olandese e una sottile sfoglia di lamponi, ma, a nostro avviso, mancava una nota acida a bilanciare il tutto che il frutto reso a sfoglia non riusciva a dare. Tra i dessert, da scegliere, abbiamo optato per la variante della Tatin di mele che riproduceva il frutto nella sua grandezza naturale (fatto con un sottilissimo strato di zucchero) ripieno di crema alle mele e accompagnata da un gelato alla pasta frolla poco incisivo; decisamente migliore la soffice torta con gelato alla vaniglia proposta come piccola pasticceria finale. Ben strutturata la lista dei vini che contiene numerose etichette italiane e straniere dai ricarichi tendenti verso l’alto; se si vuole bere al bicchiere basta lasciarsi consigliare dal bravo sommelier.

AMBIENTE
Situato poco distante dai Navigli, in una zona più defilata della movida milanese, il ristorante è “nascosto” in una bella palazzina che fa angolo con Corso San Gottardo. Un piacevole spazio all’aperto dove fumare o prendere una boccata d’aria precede l’interno che è arredato in stile moderno ed essenziale, con tavoli ben dimensionati e due grossi lampadari rossi che fanno da contrasto al soffitto a cassettoni. La cucina è a vista non appena si entra in sala.

SERVIZIO
Professionale e preciso. La prenotazione avviene solo tramite il sito ed è praticato il doppio turno.

Recensione a cura di: Il Saporaio – La Pecora Nera Editore –

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