Finisce l’incubo per Cristiano Ronaldo: archiviata l’accusa di stupro
Questa volta per Cristiano Ronaldo è davvero finito l’incubo di un processo per stupro in Usa per un episodio che risale a 10 anni fa.
Il procuratore di Las Vegas, Steve Wolfson, ha spiegato in una dichiarazione che, dopo aver esaminato la nuova indagine della polizia sulle accuse di stupro da parte dell’ex modella statunitense Katheryn Mayorga, ha stabilito che esse “non possono essere provate oltre ogni ragionevole dubbio e che quindi non saranno contestati capi d’accusa”, al calciatore.
Non ci sono più ombre
La notizia arriva mentre il fuoriclasse portoghese – che ha vinto in carriera per cinque volte il Pallone d’Oro – è in Cina con la Juventus per una tournée. Anche all’inizio di giugno sembrava che il caso fosse chiuso, per il presunto ritiro della denuncia della donna, fino a quando il suo legale ha poi precisato che era stata semplicemente trasferita a un Tribunale federale. Ma la Procura di Las Vegas ha ormai archiviato le indagini e Ronaldo potrà tornare a giocare senza le ombre che lo avevano accompagnato dallo scorso ottobre, suscitando preoccupazioni anche tra i suoi sponsor proprio nell’epoca del #Metoo.
Non ci fu violenza
In quel periodo venne alla ribalta delle cronache la denuncia dell’ex modella, che l’aveva accusato di averla aggredita sessualmente in una camera d’albergo a Las Vegas, in Nevada, nel luglio 2009, dopo che si erano conosciuti e avevano ballato insieme in un locale. All’epoca l’attaccante era appena passato dal Manchester United al Real Madrid. La squadra spagnola era impegnata in una tournée estiva negli Stati Uniti e CR7, secondo l’accusa, fu protagonista di una “notte brava”.
Per non sollevare il caso l’ex modella, che aveva 25 anni, aveva pattuito con i legali di Ronaldo un compenso di 375 mila dollari. Ma, nell’autunno dello scorso anno, la polizia di Las Vegas, in seguito alla denuncia della donna, aveva riaperto il caso. E, all’inizio dell’anno, aveva anche ordinato che il bomber della Juve si sottoponesse all’esame del Dna, richiesta che era stata inviata alle autorità giudiziarie italiane competenti. Lo scopo – era stato spiegato – era quello di confrontare i risultati del test con le tracce di Dna trovate sugli abiti dell’ex modella. Ma la richiesta della polizia di Las Vegas non aveva sorpreso più di tanto i legali dell’asso portoghese, poiché il ritrovamento di tracce di biologiche – aveva sostenuto l’avvocato Peter Christiansen – non era prova di violenza. “Ronaldo – aveva detto il legale – ha sempre sostenuto che quanto accaduto nel 2009 è stato di natura consensuale. Non sorprende che il Dna possa essere presente né che la polizia faccia questa richiesta standard nelle indagini”.