Il “camerata” Simba manda in paranoia la sinistra: «Il Re Leone è fascista»
O ci fanno o ci sono. L’ultima paranoia della sinistra si chiama Simba, il protagonista del cult- cartoon Il Re Leone, film d’animazione che sta per essere riproposto dalla Disney in un imminente remake: per l’ultima generazione di intellettuali “politicamente corretti” il celebre felino è un fascista bello e buono. E anche dei più pericolosi. A scriverlo è nientemeno che il Washington Post, uno dei santuari mediatici della sinistra liberal americana (e mondiale), giornale (lo ricordiamo ai più giovani o agli smemorati) che divenne celebre in tutto il pianeta per una inchiesta pilotata da certi apparati di potere contro uno dei più grandi presidenti americani del secolo scorso: Richard Nixon, costretto alle dimissioni dalle rivelazioni di una gola profonda dell’establishment Usa. Sia detto per inciso, quello dei dossieraggi contro gli avversari politici continua a essere una pratica molto diffusa presso la stampa “progressista”, come dimostra in questi giorni l’affaire fondi russi alla Lega.
«Il Re Leone offre un’ideologia fascista a lettere cubitali»
Ma torniamo al Re Leone. Il Washington Post dedica al tema addirittura un editoriale. «Il film – scrive Dan Hassler-Forest, docente all’università di Utrecht – presenta una visione del mondo seducente in cui il potere assoluto non viene messo in discussione e il debole e il vulnerabile sono fondamentalmente inferiori. In altre parole: Il Re Leone ci offre un’ideologia fascista scritta a lettere cubitali, e non c’è una via d’uscita ovvia per il remake». L’illustre professore non pone limiti alla sua stravaganza. E così interpreta le iene rappresentate nella pellicola: «Con i loro accenti di strada codificati etnicamente simboleggiano stereotipi razzisti e antisemiti». Ora, a parte il fatto che il film non è affatto una metafora del “potere assoluto” ma semmai di quello “legittimo” e “benevolo”, a parte questo, lorsignori si danno la zappa sui piedi perché attribuiscono un carattere fascista a un popolarissimo esponente dell’immaginario infantile (e non solo), con il risultato di rendere più popolare il fascismo stesso. O ci fanno o ci sono, appunto.
A parte che c’è un abuso infinito del termine ‘fascismo’, da cui gli italiani dovrebbero difendersi. “Il film – scrive Dan Hassler-Forest – presenta una visione del mondo seducente in cui il potere assoluto non viene messo in discussione”. Non credo: il film illustra la crescita di un giovane e il trailer già parla di un sottile equilibrio. Tutto è in discussione. Forse lei non ha ricevuto il messaggio perché non capisce il donare (non l’uccidere) o perché si sente troppo in colpa che i suoi avi hanno ucciso gli Indiani d’America. Eh, sì: il film parla della storia di una monarchia, non di una democrazia.