Paolo Mieli come Scalfari spinge Conte a fare il premier con un Pd senza ossigeno
C’e un fantasma che si aggira per l’Europa. È il fantasma di Paolo Mieli, l’ex-direttore del Corriere della Sera defenestrato dopo quel celebre editoriale dell’8 marzo 2006 con cui fece perdere di botto al quotidiano di via Solferino 40.000 copie invitando, all’epoca, gli italiani a scegliere Prodi anziché Berlusconi.
Oggi il fantasma di Paolo Mieli torna a fare cucù dalle colonne del Corriere della Sera ritentando il giochino dell’endorsment, con più accortezza ma non con minor scaltrezza, ipotizzando (sperando) che Conte si presti all’operazione di ridare agibilità politica a un Pd esamine e senza speranze con la stampella dei Cinquestelle e di Forza Italia e la guida, appunto, dell’odierno capo dell’esecutivo.
L’armata Bracalone
Lo fa, Mieli, come lo fa, spesso e volentieri Scalfari, sposando (e inevitabilmente zavorrando) questa o quell’armata Brancaleone purché composta dal Pd in debito d’ossigeno.
Di più. Mieli, come fa Scalfari spesso e volentieri, disegna scenari e ghirigori in aria titillando, in maniera un po’ infantile, la vanità del soggetto di turno, in questo caso, il premier Giuseppe Conte.
Come fa il suggeritore nella buca del teatro, l’ex-direttore del Corsera, testardamente impermeabile ai sondaggi che prospettano ben altri scenari futuri, soffia nell’orecchio del premier le battute giuste affinché faccia quel salto nel vuoto che un minimo di lungimiranza e di visione politica – per non dire dell’etica – suggerirebbe di non azzardare.
Ma Cairo ci sta?
Fuori da questo governo traballante e perennemente conflittuale al suo interno, dilaniato dai capricci grillini e dai no ad ogni scelta di buon senso, non c’è altra prospettiva per il bene del Paese – e lo vede chiunque, perfino uno come Mieli – che un esecutivo Lega, Fdi e quella parte di Forza Italia per nulla propensa a consegnarsi, mani e piedi legati, all’ennesimo tentativo della sinistra di sovvertire la volontà del popolo italiano.
Il resto sono suggestioni e chiacchiere buone solo per dare un’altra mazzata ai conti del Corriere.
Cairo, da vero imprenditore illuminato, non è uomo da prestarsi e prestare il suo giornale ad operazioni opache, fallimentari e dal finale disastroso come quella che costò, all’epoca, al Corriere 12 milioni di oneri aggiuntivi.
Mieli da mesi a La 7 con la Gruber tentano di resuscitare i cialtroni DS in vista di un rassemblement di tutti contro Salvini e il centrodestra, un gigantesco inciucio a danno degli elettori e degli italiani. L’ennesimo tentativo di capovolgere la volontà popolare cosa in cui i social-catto-comunisti sono maestri………………..ovviamente “per la salvezza del Paese”. Se accade…….occupare il parlamento !
quando compare quel signore in TV fate come facevo con Scalfaro (o Scalfari somiglianti non solo nel nome) e Prodi cambiate canale perchè i canali che lo propongono devono subire gli stessi danni ( perdendo audience) da lui provocati alla carta stampata.