Quattro suggerimenti per l’apertura della fase tre di Fratelli d’Italia
Alla vigilia dell’Assemblea Nazionale del prossimo giovedi 25 luglio credo sia importantissimo analizzare con chiarezza quello che è accaduto dall’ormai lontano dicembre 2012, quando lanciammo il Movimento, ad oggi e le prospettive con gli obiettivi che dobbiamo darci. L’anno scorso scrissi un articolo di considerazioni che suscitò qualche polemica e che non fu preso bene da qualcuno: ma riflettere ad alta voce non è mai sbagliato, sia per chi pensa che per chi legge. Alle elezioni del febbraio 2013 Fratelli d’Italia raggiunse uno striminzito 2%, che fu comunque un punto di partenza. Nel 2014 mancammo il quorum delle Europee, ma il Partito raggiunse il 3,7%, consolidandosi poi ulteriormente alle regionali 2015 e alle amministrative di mezzo tempo. Nel 2018 finalmente alle politiche fu raggiunto un 4,3%, risultato forse un pò inferiore alle nostre aspettative, ma che ci permise di conquistare complessivamente 50 parlamentari fra Camera e Senato e diventare un Partito non marginale, di rilevanza nazionale. Alle Europee di quest’anno, con la conquista del 6,5 % e l’elezione di cinque parlamentari a Strasburgo, che diventeranno sei con la fuoriuscita dall’Europa della Gran Bretagna, abbiamo voce in capitolo sul palcoscenico internazionale. Si è conclusa così la fase due del Movimento con la messa in sicurezza della Destra politica e la possibilità di svolgere un ruolo significativo. La fase uno era stata quella di rialzare la nostra bandiera e di testimoniare la nostra sopravvivenza e il ritorno alla nostra politica originale, non subalterna ad altri schieramenti.
Forza politica di governo
Veniamo all’attualità: comincia ora la fase tre che è quella in cui dobbiamo essere protagonisti, non più Movimento politico di opposizione, ma forza politica di governo, con chiare le nostre strategie, le nostre alleanze, la nostra leadership.
La politica è sempre legata alle circostanze e il miglior progetto del mondo si infrange quando non ce ne sono le condizioni. Proprio in questi giorni stanno maturando le condizioni per il salto di qualità, parallelamente alla crisi del “contratto per il cambiamento” tra Lega e Movimento 5 Stelle, forze politiche pragmaticamente compatibili su alcuni punti ed in particolare sull’idea di rottamare il vecchio estrablishement, ma assolutamente incampatibili nelle visioni di fondo e nelle proposte di governo sull’idea del futuro, antagonisti quasi su tutto. Le alleanze “contro” durano il tempo dell’emarginazione del nemico, non di più. Quando gli avversari sono all’angolo, e lo sono Forza Italia e il PD, che non hanno nè idee nè progetti, nè contenuto per rialzare la testa, emergono prepotenti le contraddizioni tra i soci delle alleanze. Nessuno sa se domani, tra qualche settimana o tra qualche mese, ma il loro destino a breve è quello della rottura e del cambio di fronte. Appunto abbiamo di nuovo un ruolo tutto nostro, giochiamo all’attacco. Ma quali sono le linee guida per Fratelli d’Italia? Mi permetto di suggerirne alcune essenziali:
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Puntare al Partito a due cifre percentuali; quando si è in difficoltà è difficile crescere, quando si comincia a crescere tutti investono sul risultato prevedibile. Quindi godiamo di una grande attenzione di osservatori, di mass-media, di elettori, di esponenti della politica e della società civile di “area”. Più cresciamo nei sondaggi e più siamo attrattivi. Questo ci impone di aprire le porte a tutti, tranne ovviamente qualche personaggio indesiderabile, non porre paletti nè al centro nè in periferia poichè il contributo collettivo può fare il grande risultato. Ovviamente il fenomeno va governato dando sicurezza e garanzie alla nostra rete organizzativa consolidata, ma essendo molto aperti, disponibili ed accoglienti verso chiunque si avvicina, mostrandogli la possibilità di contare nelle decisioni e nelle prospettive di rappresentanza politica.
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Avere forte in mano il timone del Movimento, che proprio per essere inclusivo nei contenuti deve riuscire a rappresentare al suo interno tutte le anime ideologiche della Destra: quella nazionale, quella popolare, quella sociale, quella liberale, quella cattolica, quella laica, quella economica. Nessuna esclusa, ma con una forte capacità di sintesi politica, indispensabile per governarle e per governare poi il Paese e incidere in Europa. Ognuno deve riconoscersi nel Movimento e viverlo come proprio.
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Alleanze nella chiarezza con interlocutori che condividono fino in fondo la visione e il progetto comune. Il Polo delle Libertà, la Casa delle Libertà, il Popolo delle Libertà, pur avendo governato anche per lunghi periodi, talvolta anche con buoni risultati, hanno fallito il progetto di cambiare l’Italia proprio perchè all’interno erano inquinati da personale politico che al momento critico cambiava schieramento e poi andava a governare con gli altri, attraverso formule ambigue quali il “Governo del Presidente”, vedi Governo Dini, Governo Amato, Governo Monti, o addirittura direttamente con il PD come il Nuovo Centro Destra di Alfano e i gruppi parlamentari di Verdini con Letta, Renzi e Gentiloni, così come le ambiguità intermittenti di Berlusconi, condizionato dai problemi e dai ricatti, anche giudiziari e finanziari, sulle sue Aziende. Questi passaggi non dobbiamo mai dimenticarli se vogliamo cambiare l’Italia.
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Il Gruppo dirigente di Fratelli d’Italia è tema essenziale. La politica come noto dapprima è una proposta ideale ed un progetto teorico, ma poi cammina sulle gambe di uomini e donne. Se quelle gambe e quelle menti non sono forti, determinate e soprattutto numerose, poi si rimane scoperti e subentrano altri. Questo non deve succedere. Fondamentale è la qualità e il reclutamento del personale politico. Senza quello non si va da nessuna parte. Mi sentirei di affermare che proprio quando le cose vanno abbastanza bene, bisogna porre la massima attenzione sulla qualità dei singoli, anche con una analisi non superficiale dei loro comportamenti presenti e passati, della loro capacità di tenuta, della loro capacità emotiva e psicologica, della loro affidabilità nel tempo, della loro capacità di reggere frustrazioni e differimento delle soluzioni e dei risultati. Questo è fondamentale perchè proprio sul deficit del personale politico viaggia la sconfitta. Occorrono persone giovani, entusiaste e di sfondamento, persone più mature che diano sicurezza e continuità, persone più anziane fornite di grandissima esperienza, saggezza ed equilibrio. Così si riescono a reggere e tollerare anche le criticità e le defaillance degli altri. La classe dirigente deve essere anche al vertice numerosa, qualificata, immediatamente riconoscibile e percepibile nei lavori parlamentari, sui mass-media, sul territorio; non può essere ristretta ad un piccolo nucleo che lavora dietro le quinte. Giorgia Meloni che ormai ha una leadership forte e consolidata, deve disporre di almeno 20/30 persone che possano fare i Ministri, i Sottosegretari, i Presidenti di Regione, i Consiglieri di Amministrazione di grandi Enti Pubblici e che abbiano grande competenza nei vari settori della vita pubblica ed economica, riconosciuta in modo indiscusso presso alleati e avversari che possono essere nominati ovunque ci siano spazi disponibili, senza polemiche.
Così, e solo così, potremmo andare al Governo e avere la capacità di cambiare finalmente l’Italia per davvero, condizionando fortemente anche le politiche europee. Perchè noi Europei lo siamo per nascita, e direi anche fondatori non solo della Comunità Europea, ma dell’idea più grande dell’Europa già un paio di mila anni fa. Se non sbaglio l’Europa nasce con l’Impero Romano, dalla Grecia antica e dal Sacro Romano Impero.
ma senza l’euro, l’euro è una trappola mortale, Europa si ma di Nazioni Sovrane e tutte con le loro monete.