Spagna, bocciato il socialista Sanchez: la sinistra ha litigato fino all’ultimo sulle poltrone

25 Lug 2019 16:32 - di Domenico Bruni

Il socialista Pedro Sanchez è stato bocciato nel secondo voto di investitura a premier con 155 no, 124 sì e 67 astensioni. Decisiva è stata l’astensione di Podemos, la formazione della sinistra radicale spagnola che fino all’ultimo, anche nell’intervento finale in aula del leader Pablo Iglesias, ha presentato condizioni per l’appoggio al governo che il leader socialista non ha voluto accettare. È la prima volta che un candidato premier viene bocciato in entrambi i voti di investitura. Il leader socialista nel giugno del 2018 era diventato il primo presidente del Consiglio attraverso un voto di censura che aveva fatto cadere il governo del popolare Mariano Rajoy. Sanchez ha preso gli stessi voti favorevoli – quelli dei socialisti e del Prc – mentre Erc, la formazione di sinistra catalana Erc, è stato l’unico partito a cambiare voto, passando dal no all’astensione. Eppure fino all’ultimo avevano litigato per le poltrone: “Rinunciamo al ministero del Lavoro se ci date il controllo delle politiche per l’impiego”. Pablo Iglesias aveva lanciato così, durante il suo discorso in aula, il salvagente che avrebbe evitato al leader socialista la bocciatura al secondo voto per l’investitura a premier. Una bocciatura che oggi era apparsa scontata quando il leader di Podemos aveva annunciato l’astensione al voto di questo pomeriggio dopo che i socialisti non avevano accettato l’ultima offerta di accordo, in cui si garantiva il sostegno a Sanchez in cambio del ministero del Lavoro. Lo stesso Sanchez nel suo intervento in aula aveva confermato il fallimento delle trattative, usando toni molto duri verso Iglesias. “Signor Sanchez crede che si sia rivolto a noi con il rispetto che si merita un possibile alleato di governo?” ha replicato subito dopo Iglesias, sempre in aula. “È molto difficile negoziare un governo di coalizione 48 ore prima dell’investitura e facendo filtrare tutto alla stampa”. “Tuttavia – aveva concluso prima di presentare la sua nuova, ultima offerta al socialista – siamo ancora in tempo per salvare questa sessione di investitura”. La nuova bocciatura potrebbe costringere la Spagna a nuove elezioni, dopo quelle vinte lo scorso 28 aprile dai socialisti (Psoe) di Sanchez, ma senza una maggioranza che gli consenta di governare. La bocciatura odierna dà il via a un conto alla rovescia: se entro due mesi non si riuscirà a formare un nuovo governo, il re Felipe VI sarò costretto a indire nuove elezioni. Sanchez, 47 anni, è premier dal luglio dello scorso anno.

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