Trattativa Stato-mafia, l’ex-ministro Mannino assolto anche in appello
La Corte d’appello di Palermo ha confermato l’assoluzione dell’ex ministro Calogero Mannino nell’ambito del processo di secondo grado sulla cosiddetta trattativa tra Stato-mafia. I giudici hanno emesso la sentenza dopo cinque ore di Camera di consiglio. Per l’accusa, che aveva chiesto la pena a nove anni di carcere, si tratta di una ferma battuta d’arresto. La seconda, dal momento che anche i giudici di primo grado avevano dichiarato la estraneità di Mannino alle ipotesi della Procura. L’ex-politico era accusato di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato.
Mannino è stato tra i politici siciliani più influenti
Per Mannino, tra i politici siciliani più influenti della Prima Repubblica, è la fine di un lungo calvario che già in passato lo aveva visto indagato in altri processi, tempi di mafia, e persino arrestato. Tutti conclusi da un verdetto di assoluzione. E quello odierno non ha fatto eccezione. Comprensibile perciò la sua soddisfazione e anche l’emozione che gli ha consigliato di non assistere alla lettura del dispositivo e di attendere a casa la telefonata del legale. «Per oggi – è stato il suo primo commento – c’è la sentenza della Corte di appello, che conferma l’assoluzione e proclama la mia innocenza come altre sentenze in questi venti anni».
La assoluzione condiziona l’intero processo
L’assoluzione di Mannino toglie un mattone importante all’edificio delle accuse della Procura in merito alla trattativa Stato-mafia. Secondo l’accusa, infatti, all’indomani dell’uccisione dell’eurodeputato dc Salvo Lima, partì proprio da Mannino, che si riteneva il prossimo obiettivo di Totò Riina, la richiesta ai Ros del generale Mori di intavolare una trattativa con i Corleonesi per capire quale potesse essere la moneta di scambio per far fermare le stragi. Da qui il coinvolgimento di Vito Ciancioni, il sindaco democristiano del “sacco di Palermo” e gli scambi di “papielli” contenenti le richieste di Cosa Nostra al governo centrale. L’assoluzione di Mannino sembra proprio destinata a minare l’intero teorema.