Calenda inviperito: «Il Pd è pronto a bersi tutto. Quanti schiaffi devono ancora prendere?»
Dall’Aventino in cui si è ritirato, non prima di essersi dimesso dal Pd e aver riconsegnato la tessera di partito, Carlo Calenda guarda, aspetta e twitta. Ora sardonico, ora ironico, ora più ferocemente deluso che amaramente piccato.
Calenda e il tweet al vetriolo
Lascia ai social le invettive contro ex colleghi e avversari politici, Calenda, che dopo aver esordito in un tweet al vetriolo con un quasi sommesso «sono andati troppo avanti», dopo l’addio ai dem prosegue sempre contro gli ex colleghi di Largo del Nazareno: «Il Pd è ormai pronto a bersi tutto», riservando al finale più che un affondo in punta di fioretto, una stoccata sotto la cintura: «Conte si è fatto passare sopra da Salvini per 14 mesi e continuerà serenamente – cinguetta l’europarlamentare –. Possono rompere i 5S ma non me lo auguro per il Pd. Essere mandati a spazzolare da Casaleggio e Di Battista non è esito felice»…
Gli ultimi messaggi a Zingaretti
Una guerra a colpi di tweet, quella di Calenda, combattuta sui social più che dalle file del partito da cui si è dimesso, che nella battaglia di ieri esortava Zingaretti a ripensarci.. «Come si dice a Roma, apriamoli come cozze», recita il messaggio postato dall’ex dem solo 24 ore fa e inviato via Twitter al segretario dem, con tanto di foto allegata che sintetizza le tensioni che si sono scatenate tra Pd e M5s dopo le ultime dichiarazioni di Di Maio. Non solo: in vena di suggerimenti e commenti, l’europarlamentare dem che ha riconsegnato la tessera del Pd dopo che la direzione aveva deciso di avviare le trattative per un governo giallorosso, ha anche aggiunto su Facebook: «Vi siete rotti o no degli ultimatum di chi ci chiamava il Partito di Bibbiano? Quanti schiaffi dovete prendere prima che vi torni la voglia di combattere?». Oggi dovrebbe arrivare qualche riposta. O forse no.