Giachetti e Zingaretti: nel Pd è lite pure sull’assassino americano
Non c’è pace nel Pd. Persino il carabiniere Mario Cerciello Rega diventa occasione di conflitto interno. Scalfarotto va in carcere a rendere visita all’assassino americano e Calenda gli da’ dello stupido. E Zingaretti prende le distanze – una volta tanto facendo bene – e dice che quel gesto “ispettivo” per un detenuto che ha ammazzato con undici coltellate un servitore dello Stato andava evitato.
Randellate a mezzo stampa
Manco per niente. Perché stamane arriva Roberto Giachetti con un’intervista sulla Stampa a randellare il segretario del suo partito. Non smettono mai di litigare, lo spettacolo è orrendo a prescindere dal merito vien da pensare.
Parla di “valori”, Giachetti, che notoriamente è un radicale di cultura oltre che di pregressa militanza. E siccome nelle carceri ci va spesso – e questo è vero – si sente in dovere di affermare le sue ragioni e quelle di Scalfarotto. Nessuno dei due, però, si è posto il problema del dolore degli italiani e soprattutto di una vedova rimasta sola ad un mese dal matrimonio. Che senso ha, vorremmo dire al buon Giac, dare l’idea di noncuranza rispetto a quel sacrificio? Ha idea di quanti italiani sono inorriditi rispetto ad una visita che poteva essere fatta tranquillamente più in là? Sì, perché se è doveroso verificare le condizioni di detenzione di chi è ristretto – ed è una prerogativa che va difesa – appare inaccettabile la scelta dei tempi.
Una dopo l’altra…
Zingaretti ha sconfessato Scalfarotto proprio per questo. Anche perché il Pd ne sta inanellando una dopo l’altra, come insegna persino l’incredibile caso di servitù straniera manifestato da Sandro Gozi.
E’ insensato dare l’idea di preoccuparsi, nelle ore successive alla tragedia, di più delle condizioni di un assassino rispetto alla famiglia della vittima. È questo il valore che vede distanti gli italiani e il Pd in modalità visibilità.
È lite sul sangue nello scontro tutto interno al Pd. Non è un belvedere, comunque.