Marcello De Vito: torno al mio posto in Campidoglio, Di Maio? Un cinico egoista

26 Ago 2019 13:58 - di Redazione
De Vito

Marcello De Vito, arrestato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma, incassa la sentenza favorevole della Suprema Corte (che ha sentenziato che il suo arresto è stato inflitto sulla base di congetture) e in un’intervista al Corriere annuncia che non farà passi indietro. Intende tornare al suo posto alla guida del consiglio comunale di Roma.

«Sono certo della mia innocenza – dice – e confido nel pieno accertamento da parte della magistratura. Per questo motivo non posso, non voglio e non debbo fare passi indietro rispetto alle funzioni che ricopro». Racconta inoltre di avere accolto le motivazioni della Corte di cassazione  “con la stessa forza, calma e fiducia che ho tentato di mantenere in ogni istante dei miei 107 giorni a Regina Coeli. Ne approfitto per rivolgere un grazie ai detenuti per l’aiuto che mi hanno dato costantemente in un periodo molto difficile della mia vita e ai miei avvocati, non solo per la difesa encomiabile ma anche per la costante vicinanza in carcere: hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo. E alla mia famiglia, per l’amore di cui mi ha circondato”.

Durissimo però il giudizio sul leader M5S Luigi Di Maio: “Di Maio il 20 marzo ha dichiarato che mi “cacciava per sempre” dal M5S senza necessità del procedimento dinanzi ai probiviri, che dovevo starne a chilometri di distanza e, soprattutto, che se ne assumeva la responsabilità. Ha usato proprio questa parola, dal latino re-spondere. Ecco, è il momento che risponda”. Accusa poi lo stesso Di Maio di avere violato il codice del Movimento e avverte: “Non si può giocare sulla pelle delle persone. Il Movimento che io ho conosciuto non può ammetterlo. Credo anche che la gestione della mia vicenda sia stata utilizzata per poi declinare una campagna elettorale contro l’“avversario/alleato” della Lega su temi giustizialisti, preoccupato esclusivamente dalla perdita del consenso via via registrata dall’inizio dell’esperienza di governo “gialloverde””. Ma – conclude De Vito – “egoismo, cinismo, spregiudicatezza non possono essere le “doti” politiche di un capo del M5S”.

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