Paola Taverna mastica amaro: è costretta a rimangiarsi tutti gli insulti che ha fatto al Pd
Deve tacere, Paola Taverna. E lei non sa come venirne fuori. Per ragioni di partito deve seppellire sotto terra tutti gli insulti al Pd che ha pronunciato negli anni e ricoprire bene così da non lasciarne traccia. Proprio lei, che era arrivata ad augurare i mali peggiori ai dem, ora si ritrova quasi “sposata” con loro. Ma i suoi compagni di Movimento vogliono restare incollati alla poltrona e lei china il capo: si può anche perdere la faccia. Si limita a parlare di Conte, «che ha pronunciato un discorso di altissimo profilo».
E alla domanda cruciale, “il governo col Pd”, risponde con un dribbling: «E’ l’ultimo dei miei pensieri» Ma è impossibile dimenticare le sue performance in aula e fuori. La Taverna si è dovuta difendere dalle domande dei giornalisti – fra questi anche Enrico Lucci di Nemo – che le chiedevano conto dei toni, spesso molto forti, usati in passato contro il Partito democratico. «Io non chiedo scusa al Pd per tutto quello che ho detto in passato perché lo pensavo», risponde .
E oggi? «Oggi è un altro momento e al Pd stiamo proponendo un contratto, non mi ci devo fidanzare». I social non perdonano. Impazzano le sue frasi dette al Pd: «mafiosi», «schifosi», «siete delle merde», «ve ne dovete andare», «dovete morire». E ancora: «Qualcuno dice che il reddito di cittadinanza è elemosina. Magari ce lo dice chi l’elemosina l’ha fatta veramente con gli 80 euro. E a qualcuno l’ha pure chiesta indietro. Dov’è la sinistra? L’avete rinnegata in tutti i modi». Qualcuno le fa notare che con Renzi, è vero, non si deve fidanzare. Ma che il matrimonio politico è vicino. Lei fa finta di non sentire.