Riapre la cripta di Mussolini a Predappio. E l’Anpi straparla: «Liberiamoci di queste tossine»

28 Ago 2019 9:39 - di Roberto Mariotti

Sta per riaprire al pubblico in pianta stabile il sacrario di Benito Mussolini. Il pronipote del Duce, Caio Giulio Cesare Mussolini ha infatti incontrato per la prima volta il nuovo sindaco di Predappio Roberto Canali. E al centro della chiacchierata, dai toni «cordiali e informali», sottolineano all’Adnkronos entrambe le parti, c’è stata proprio la prospettiva di riaprire al pubblico la cripta.

«Una decisione – rileva Canali – che spetta in tutto e per tutto alla famiglia. Noi assistiamo come spettatori interessati, ma come istituzione non abbiamo nessun ruolo in merito. Né la famiglia ci ha mai chiesto nulla. Certo – ricorda Canali – non lo dico solo io, ma lo dicono gli operatori economici del Comune: la riapertura della tomba riporterebbe tanti turisti sul territorio, con un beneficio per la nostra ricettività, specie per i bar e i ristoranti. L’aumento del turismo gioverebbe all’indotto di tutto il circondario, che stiamo sviluppando con percorsi enogastronomici e altre iniziative mirate».

Caio Giulio Cesare Mussolini, dal canto suo, afferma: «Cercheremo di trovare la soluzione migliore per riaprire la cripta in pianta stabile. Oggi sono state poste le basi per creare finalmente un percorso che porti alla riapertura. La nostra priorità è salvaguardare il rispetto del luogo di culto coniugandola con la volontà di tante persone di visitare la tomba» del Duce.

Come da copione, la reazione scomposta dell’Anpi. «Se aprissero al pubblico in pianta stabile la cripta di Mussolini diventerebbe un luogo di pellegrinaggio. E’ un fatto inammissibile, una cosa fuori dal mondo», afferma all’Adnkronos il presidente provinciale dell’Anpi Lazio, Fabrizio De Sanctis. «E’ ora che il Paese faccia i conti con queste tossine e se ne liberi una volta per tutte».

Commenti

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  • beppe 28 Agosto 2019

    La storia è storia, si può criticare ma non cancellare..

  • maurizio pinna 28 Agosto 2019

    Lo assassinarono a tradimento, il Comandante partigiano, il Conte (quello si) Pier Bellini delle Stelle non voleva farlo e allora inviarono i killers da Milano, gente che in Spagna aveva commesso ogni genere di nefandezze, poi dopo aver svillaneggiato le spoglie lo seppellirono a Musocco in un campo senza nome. Un anno dopo lo dissepellirono, venne “riacciuffato” e di nascosto murato nel convento dei cappuccini a Cero M. vicino a Gallarate. Solo nel 1957 venne restituito alla famiglia, imballato nel legno che si usa per le cassette della frutta. Nemmeno i popoli più selvaggi trattano così i defunti.