Sentenza storica a Trieste: “Dichiararsi gay basta per lo status di rifugiato. Non bisogna indagare”

18 Ago 2019 19:07 - di Penelope Corrado

“Non è necessario indagare quale sia l’effettivo orientamento sessuale del soggetto richiedente asilo, essendo sufficiente il modo in cui lo stesso viene percepito nel paese d’origine e la sua idoneità a divenire fonte di persecuzione”. Con questa motivazione la corte d’appello del tribunale di Trieste ha salvato un migrante (dichiaratosi gay) dall’espulsione, concedendogli lo status di rifugiato. In Gambia, infatti, l’omosessualità è un reato punibile fino a 14 anni di galera. Tutto questo nonostante i dubbi sul fatto che fosse effettivamente omosessuale.

In due sedi l’omosessualità del gambiano era apparsa dubbia

Ne dà notizia oggi Il Gazzettino, ripercorrendo la vicenda processuale, che crea un importante precedente giuridico per i casi a venire. Il migrante, oggi 23enne, era arrivato in Italia tre anni fa e all’arrivo nel nostro Paese si era reso conto di essere gay. Ma né la Commissione di Gorizia né il Tribunale di Trieste gli avevano creduto. Avevano, in pratica, ritenuto che il cittadino africano avesse mentito solo per avere lo status di rifugiato.

La Corte di Appello ha ribaltato le precedenti decisioni

La prima sezione civile della Corte di Trieste ha invece reputato che le imprecisioni fossero “marginali”, in quanto “l’elemento essenziale” era un altro: «Ai fini del riconoscimento della protezione internazionale per ragioni legate all’orientamento sessuale non è necessario indagare quale sia l’effettivo orientamento del soggetto, essendo sufficiente il modo in cui lo stesso viene percepito nel paese d’origine e la sua idoneità a divenire fonte di persecuzione». Il rischio è evidente: quanti migranti si dichiareranno gay, in futuro, solo per avere lo status? Se non bisogna indagare, come verrà smascherato il loro inganno?

In Gambia chi è gay richia la galera

In Gambia, come in altre 70 nazioni del mondo, l’omosessualità è un reato. Essendo stato «ritenuto sussistente un fondato timore di persecuzione», nei confronti del 23enne gambiano non sono scattate le semplici protezioni umanitaria o sussidiaria, ma è stato disposto lo status di vero e proprio rifugiato. Inoltre, il ministero dell’Interno, è stato condannato a pagare oltre metà delle spese di lite.

 

Commenti

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  • 19 Agosto 2019

    Mettiamolo alla prova come se fosse su scherzi a parte:prima organizzate una cena con LA supermodella nera,se rimane “freddo”lo è se dà segni di “apprezzamento” si proceda chirurgicamente per aiutarlo,povera stella,a conseguire in qualche modo il suo con un inconveniente:se si trovasse sul “versante” sbagliato?

  • gisella falzoni 19 Agosto 2019

    ma intanto violentano le ragazzine. Sono dei farabutti ignoranti che sanno solo la loro convenienza prendendo in gito le culture occidentali.

  • salvatore 19 Agosto 2019

    almeno non aggredirà le nostre donne. o no?

  • 19 Agosto 2019

    Un’altra sentenza dei giudici di sinistra per far riempire l’Italia di immigrati parassiti e nullafacenti,se non anche delinquenti.
    Chi certifica che questi sono gay?
    Allora chiunque lo dichiara può tranquillamente restare sul suolo italiano?
    A questo punto quanti lo faranno pur di entrare nella benevolenza della magistratura?
    Sarebbe ora di finirla di concedere tanti vantaggi e opportunità ai tantissimi invasori.

  • rino 19 Agosto 2019

    Ma dobbiamo fare i paladini dei diritti in tutto il mondo? Con quali soldi e con quali ricadute negative per i cittadini? Ma non era l’America il difensore dei diritti? Lasciamo loro questo compito e impariamo da loro, ora che il presidente autorizza a cacciare dal lavoro chi cambia sesso.