Strage di Bologna: rottura clamorosa tra le parti civili. Salta l’avvocato Brigida
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
clamoroso colpo di scena al nuovo processo per la Strage di Bologna: dopo la frattura evidente tra parti civili e ufficio del Pubblico ministero resasi sempre più manifesta nel corso del dibattimento; nelle more della pausa estiva, si registra anche una clamorosa rottura proprio nel collegio degli avvocati di fiducia dell’Associazione familiari delle vittime del 2 agosto, con la revoca “ex abrupto” del mandato a Nicola Brigida, il legale che più d’ogni altro aveva tentato – spesso sconfinando nel bizzarro, dal punto di vista della difesa di Gilberto Cavallini – d’introdurre veri elementi di novità rispetto all’impianto processuale precedente.
Chi è l’avvocato Brigida
Di Brigida si è stati costretti a parlare a lungo, nel corso del dibattimento, poiché è stato principalmente lui ad agitare gli “spettri” della fantomatica “rete Anello”, oppure a cercare con maggior ostinazione improbabili legami tra i Nar gravitanti a Torino e i mafiosi che avrebbero deciso il delitto di PierSanti Mattarella, fratello dell’attuale capo dello Stato. Fatto 100 il tempo speso dalle parti civili nel corso delle tante udienze fin qui celebrate, Brigida ne è stato protagonista per il 50% o quasi e la sua insolita, inaspettata e incomprensibile cacciata getta inevitabilmente un’ombra d’ulteriore inconsistenza sulle tesi che, fino a pochi giorni or sono, aveva propugnato a carico di Cavallini.
Per altro, pur mantenendo un corretto e comprensibile riserbo sulla natura dei dissidi che lo hanno insanabilmente diviso dai colleghi delle parti civili, l’interessato – contattato telefonicamente – non ha mascherato la delusione per un “divorzio” che, a suo dire, si sarebbe consumato senza una reale contestazione sul merito del suo operato e, ai suoi occhi ancor più gravemente, senza nemmeno un’espressione di gratitudine per ciò che aveva compiuto fino a quel momento. Insomma, tutto si sarebbe compiuto con una mera, formale lettera di revoca del mandato, priva di spiegazioni, di espressioni di rammarico o di rimprovero.
Strage di Bologna: che cosa cambia a questo punto
Quel che è certo, adesso, è che ciò su cui si era imperniata la nuova tesi accusatoria contro Cavallini – l’essere l’ex-militante dei Nar una sorta di “agente” di un misterioso “servizio deviato” che avrebbe agito alle spalle degli stessi “servizi deviati” di cui già si erano occupati i processi contro Valerio Fioravanti e Francesca Mambro -, con la cacciata del suo massimo propugnatore e “cultore”, perde definitivamente di credibilità, almeno agli occhi dell’opinione pubblica che segue il processo, a cui non sfugge certo l’oceano di difficoltà logiche e giuridiche in cui cercano di navigare goffamente le parti civili. Questa rottura avrà anche delle conseguenze sulla frazione finale del dibattimento? Il processo riprenderà tra un mese – e l’attesa è tutta per l’esame del Dna sui resti di Maria Fresu -, ma è chiaro come la defenestrazione di Brigida non potrà non essere rilevata in tutta la sua pesantezza anche dalla corte giudicante.