Test del sangue per identificare le persone che stanno per sviluppare l’Alzheimer

5 Ago 2019 15:42 - di Redazione

Sempre più vicini a poter identificare con precisione le persone che stanno per sviluppare la malattia di Alzheimer, prima che compaiano i sintomi. Il tutto con un semplice test del sangue, che potrebbe aiutare soprattutto il progresso degli studi sui farmaci. Ne parlano scienziati dell’Università di Washington, a St Louis, nel Missouri, sulla rivista Neurology.

Alzheimer, il test può precedere di 20 anni l’esito

Fino a 20 anni prima che un malato sviluppi perdita di memoria e confusione, sintomi caratteristici dell’Alzheimer, c’è una proteina che ​​inizia ad accumularsi nel cervello: è la beta-amiloide, che arriva a formare delle vere e proprie placche. Costose scansioni cerebrali (la tomografia ad emissione di positroni o Pet) sono attualmente l’unico strumento disponibile per testare la condizione di una persona a rischio.

I ricercatori hanno misurato i livelli della proteina nel sangue di 158 adulti “over 50” per fare un confronto con i risultati corrispondenti a quella della Pet. Questo è avvenuto nell’88% dei casi, un valore che viene considerato non abbastanza preciso per un test diagnostico. Ma quando gli esperti hanno combinato queste informazioni con altri due fattori di rischio per la malattia – un’età superiore ai 65 anni e la presenza di una variante genetica chiamata Apoe4, che triplica il rischio di Alzheimer – l’accuratezza dell’analisi del sangue è arrivata al 94%.

Tutto questo, spiegano però gli studiosi, «ci aiuterà in particolare ad arruolare i partecipanti agli studi clinici in modo più efficiente, il che ci consentirà di trovare i trattamenti più rapidamente, con un impatto importante, speriamo, sul costo della malattia e sulla sofferenza umana che ne deriva». Questo, dunque, «non è un esame del sangue per la demenza: ci dice che ci sono depositi di amiloide nel cervello, che sono un segno distintivo della malattia di Alzheimer, ma che si trovano anche nelle persone anziane sane. Aspettiamo con impazienza i risultati di studi più estesi per convalidare e ampliare questo test».

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