Ucciso Diabolik, capo ultrà della Lazio: colpo di arma da fuoco in testa
È stato colpito alle spalle a distanza ravvicinata nel parco degli Acquedotti, in via Lemonia all’altezza del civico 273, in zona Cinecittà. Fabrizio Piscitelli, capo ultras della Lazio, meglio noto come Diabolik, è stato centrato da un proiettile esploso alle spalle e che lo ha centrato alla testa trapassandolo all’altezza dell’orecchio sinistro. Il killer, secondo le prime ricostruzioni, aveva il volto coperto. Sul posto sono subito intervenuti i poliziotti del commissariato Tuscolano. Fabrizio Piscitelli aveva 53 anni. Sul luogo dell’agguato il fratello di Diabolik è arrivato correndo insieme a tanti amici e conoscenti in lacrime e in un silenzio surreale. I poliziotti della Squadra Mobile hanno transennato l’area del parco degli acquedotti per dar modo ai colleghi della Scientifica di effettuare i rilievi.
Il dolore del figlio di Paparelli: «Diabolik, un amico»
«Ho appreso la notizia poco fa, lo conoscevo personalmente e per me questa è veramente una brutta notizia. Sulle cause non posso parlare ma come amico, e per quanto ha sempre fatto per la mia famiglia, mi sento di esprimere la mia vicinanza ai suoi familiari in questo drammatico momento». È il ricordo di Gabriele Paparelli, figlio di Vincenzo Paparelli, tifoso biancoceleste deceduto allo stadio Olimpico nel 1979 dopo essere stato colpito da un razzo durante un derby. «Spesso siamo stati a cena assieme -prosegue Paparelli all’Adnkronos-ma lo ricordo sopratutto perché ha voluto fortemente mettere la targa in ricordo di mio padre sotto la curva. Hanno raccolto qualcosa come 15mila firme in 48 ore e questo solo grazie a lui e alla sua voglia di imprimere sotto la curva il ricordo di papà».