Atreju, dove torna la politica. Da oggi a Roma l’abbraccio di una comunità
Crocevia della politica, è il destino di Atreju. E da oggi, la festa che promette una straordinaria partecipazione all’Isola Tiberina, parlerà come sempre all’Italia.
Non c’è che dire, ancora una volta Giorgia Meloni ha fatto le cose in grande. Perché torna la politica dopo le piroette che hanno portato al nuovo governo. E perché mette in pista i protagonisti del momento, che per tre giorni si alterneranno alla tribuna della kermesse. Sabato addirittura due capi di governo, quello italiano, Conte, e quello ungherese, Orban.
Ma sarà soprattutto una grande convention comunitaria, con tantissimi militanti e simpatizzanti che arriveranno a Roma da ogni parte d’Italia per abbracciarsi e ritrovarsi da autentici fratelli d’Italia. E’ la passione che accende il movimento della Meloni, il grande cuore tricolore che rende viva la speranza di una destra all’altezza della sua grande tradizione, la voglia di liberare la Patria dal grigiore che si è impadronito di una politica putrida, sempre più di Palazzo.
Gente entusiasta e composta, che sa accogliere gli ospiti con rispetto. E in fondo sanno tutti che alla fine l’ultima parola, domenica, spetterà proprio alla leader, chiamata a indicare la rotta del nuovo anno politico.
Adesso tocca al popolo sovrano
C’è attesa per questa edizione 2019 di Atreju, a partire dalla giornata di oggi (le accompagneremo tutte con la nostra curiosità). Sul palco principale tornerà Matteo Salvini, che sarà intervistato da un giornalista di eccezione come il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana. Come riorganizzare l’opposizione. Quale centrodestra il leader leghista ha in mente. Il rapporto con Fdi. E con Berlusconi. Sono le questioni che affolleranno la mente delle migliaia di persone che cominceranno ad affluire già oggi presso la festa. Non è più tempo di chiedere a Salvini perché ha aspettato agosto per la crisi di governo. Ma come intende collocarsi nella battaglia di alternativa. Ad esempio, è ora di issare la bandiera presidenzialista che non può più essere solo una fissazione per chi milita da sempre a destra. Non è casuale che nella prima giornata, dopo l’intervista pubblica a Salvini, sia previsto un dibattito sulle riforme. Anche qui, con ospiti esterni d’eccezione, come Giancarlo Giorgetti, il governatore Giovanni Toti, il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio, assieme a Fabio Rampelli. E’ solo il taglio dei parlamentari la riforma da fare o bisogna finalmente consentire al popolo sovrano di scegliere direttamente chi governa?
Da Atreju una sfida istituzionale e culturale
Le risposte da destra sono note e occorrerà capire come intendano muoversi quegli interlocutori chiamati da Fdi al tavolo della discussione. Nei nostri scaffali già c’è molto di scritto e proposto, ora deve venire il tempo del raccolto. L’apertura della festa sulle “radici della nostra politica” con le parole del presidente della fondazione An Giuseppe Valentino, rappresenta già di per sé una traccia della discussione.
Ora tocca a questa giovane e già rodata classe dirigente di Fratelli d’Italia dimostrare, ancora una volta, la propria capacità di saper combattere e vincere proprio sul campo riformatore. Altro che ritorno alla prima Repubblica del proporzionale: sul presidenzialismo si gioca il senso di una sfida istituzionale e culturale. Mettere insieme un sistema di valori e il suo contrario da una parte e dall’altra, con il popolo a stabilire chi deve vincere. E’ la più alta forma di democrazia diretta, che non ha bisogno di piattaforme informatiche fatte in casa.