Brexit, il Parlamento si riunisce dopo la sentenza della Corte Suprema contro Johnson
Boris Johnson è rientrato a Londra, dopo aver partecipato ai lavori dell’Assemblea generale dell’Onu. Il premier britannico, riporta Sky News, dovrebbe intervenire oggi alla Camera dei Comuni, che riprende i suoi lavori dopo la decisione di ieri della Corte Suprema, che ha giudicato “illegale” la sospensione del Parlamento voluta da Johnson. Impossibile sapere se il primo ministro si presenterà ai Comuni, ha tenuto a rendere noto una fonte del governo che si trovava a New York con il premier. In queste ore i parlamentari torneranno a Westminster dopo essere stati richiamati grazie alla sentenza della Corte Suprema che ha invalidato il provvedimento di sospensione voluto dal premier e definito dai giudici illegale.
Il premier britannico comunque non ne può più: Johnson ha paragonato l’esperienza della Brexit alla punizione interminabile imposta da Zeus a Prometeo, intervenendo all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Dopo aver dichiarato che ”qualsiasi progresso scientifico è una punizione degli dei”, Johnson ha spiegato come Prometeo, secondo la mitologia greca, ha dato il fuoco all’umanità. E per questo, come punizione divina, è stato incatenato ”e un’aquila è venuta a beccarsi il suo fegato per l’eternità. E ogni volta che il suo fegato ricresceva, l’aquila tornava e lo beccava ancora. E questo è andato avanti per sempre. Un po’ come l’esperienza della Brexit in Gran Bretagna, se alcuni dei nostri parlamentari se ne vanno”.
Intanto il sottosegretario del governo britannico con la delega alla definizione di una Brexit senza No Deal Michael Gove nega che il premier Johnson abbia commesso un errore nel sospendere il parlamento, un atto bocciato come illegale dalla Corte suprema. Anche Gove, come Johnson, ha detto di rispettare il pronunciamento della Corte, ma non accetta di ammettere alcuna responsabilità. “Non credo”, ha risposto al giornalista della Bbc che oggi gli ha chiesto se il governo avesse sbagliato qualcosa con la sospensione. “Rispetto assolutamente l’integrità della Corte suprema, rispetto il giudizio, il governo lo rispetterà. Questa è la legge”, ha affermato.
Brexit, incertezza su quello che accadrà
Quello che è certo è che dopo la sentenza della Corte Suprema britannica sfavorevole alla decisione di Boris Johnson di sospendere il parlamento, il Guardian risponde alle domande su cosa accadrà a partire da questo momento. La prima curiosità riguarda la possibilità per il premier di sospendere ulteriormente il parlamento, anche nell’immediato. La sentenza non ha in sé modificato i poteri del primo ministro a questo riguardo, spiega il Guardian, ma sicuramente li ha limitati. Boris Johnson non potrebbe tentare di chiudere nuovamente per un lungo periodo le camere senza trovarsi nella posizione di chi di fatto commette oltraggio alla corte. Potrebbe anche darsi che, in presenza di una richiesta così evidentemente illegale, la Regina dica no o almeno minacci di farlo (anche se – si sottolinea – questo implicherebbe un coinvolgimento della Corona nella politica che non si è visto da un secolo o più). Ma la sentenza non chiude la strada a una breve sospensione, normale, di pochi giorni, a ridosso del discorso della Regina, che comunque ci sarà.
Il premier Johnson a rischio?
Il secondo quesito riguarda il suggerimento dato da Johnson alla regina. Le ha mentito? La Corte Suprema non ha accettato la tesi del governo secondo cui la sospensione non aveva nulla a che vedere con una limitazione della libertà di movimento dei parlamentari sulla Brexit e sulla sua attuazione. Ma non ha accusato il premier di aver mentito alla Regina. Johnson ha negato con forza di aver mentito, anche se non si sa esattamente cosa abbia detto in privato alla Regina sui suoi piani. Infine una domanda sull’impeachment. Sarebbe possibile? No, quasi certamente, risponde il Guardian. L’impeachment è ora considerato obsoleto. Meno chiaro è cosa accadrebbe se Boris Johnson decidesse di sfidare lo spirito o la lettera della legge. Voci provenienti da Downing Street hanno già lasciato intendere che non esclude di aggirare il Benn Act voluto per costringerlo a chiedere un rinvio del divorzio da Bruxelles in assenza di un accordo entro il 19 ottobre. E allo stesso modo ora potrebbero esserci persone che a Downing Street cercano di capire come aggirare questo giudizio. Non è chiaro cosa potrebbe accadere, anche se secondo il parere di un ex procuratore capo, in caso di oltraggio alla Corte Johnson potrebbe rischiare il carcere. Più probabile è però il caso per cui se Johnson dovesse tentare di violare la legge, parte del governo e della pubblica amministrazione incrocerebbe le braccia, si dimetterebbe o comunque non lo seguirebbe su una strada di illegalità.