Casini lavora dietro le quinte: sente odore di Quirinale e strizza l’occhio a Renzi
Si definisce «un battitore libero» che ha scoperto «che vivere in assoluta libertà allunga la vita…». In realtà, Pierferdinando Casini, detto Pierfurby, è troppo democristiano per restare a lungo senza una parrocchia politica di riferimento. Ed è troppo di antico conio per non prevedere che lo smottamento in atto nel panorama politico è destinato a continuare e che, di conseguenza, non è conveniente imbrancarsi in avventure destinate a svanire nel giro di un amen. Tanto più che è questo Parlamento a dover eleggere, nel 2022, il nuovo capo dello Stato. E Casini è troppo centrista per non farci un pensierino, al Quirinale. Va letta perciò in chiave di aspirazione presidenziale la sua intervista a Qn. Un botta e risposta da leggere in filigrana, in cui è già possibile cogliere un accenno di autocandidatura da parte dell’ex-presidente della Camera, seppur condito con tutte le cautele del caso. Ad offrirgli l’occasione, la scissione di Matteo Renzi. Casini è sospettato di esserne un ispiratore. Ma lui, ovviamente, nega: «Non ho più l’età per essere consigliere né occulto né palese e mi par chiaro poi che Matteo ha tanti pregi, ma non certo quello di farsi consigliare». E forse è davvero così. Ma ciò non toglie che la mossa di Renzi sia anche la prima delle grandi manovre in vista della successione a Mattarella. Casini lo sa e intanto prenota un posto in prima fila. A modo suo, dicendo e non dicendo. Alla domanda se «Renzi azzarda», la sua risposta è un capolavoro di equilibrismo: «Sarei stato più prudente, ma lui è un fiorentino temerario. Invito a non sottovalutarlo. Rischia tanto. Ma, alla fine, potrebbe avere successo». Un dato, tuttavia, ai suoi occhi appare decisivo: l’ex-Rottamatore ha occupato il centro. Il trampolino ideale di lancio per Casini: «Lo spazio è immenso», ammette. Lì sì che si nuota a meraviglia. La migliore vendetta per un ex-aspirante delfino dell’affollato acquario del Cavaliere.