Conte ha brindato a una fregatura: l’intesa di Malta impone gli sbarchi solo a noi

26 Set 2019 11:02 - di Martino Della Costa

I principali quotidiani nazionali hanno applaudito e stappato bottiglie per l’accordo pattuito a Malta da Conte che, di fatto, immola sull’altare degli sbarchi ininterrotti e dell’accoglienza coatta il Belpaese. E pur riconoscendo finalmente quanto pervicacemente negato di continuo a Matteo Salvini in veste di titolare del Viminale: Tunisi come porto sicuro e Marsiglia come approdo più vicino e raggiungibile, di fatto quelli sacrificati e aperti al traffico di Ong e trafficanti di esseri umani, saranno sempre e solo i porti di casa nostra. Già, perché come stigmatizzato dal sito de Il Giornale che alla questione dedica un esaustivo servizio d’apertura, «l’accordo raggiunto ieri a Malta non solo riapre tutti i porti del nostro Paese a clandestini, organizzazioni non governative e scafisti, ma di fatto assolve tutti gli altri Paesi europei dal farsi carico del peso degli sbarchi»… E c’è di più: secondo quanto sostenuto in apertura dal sito del quotidiano milanese diretto da Sallusti, nel documento sottoscritto a Malta ci sarebbe una clausola in particolare che al danno aggiunge la beffa penalizzando di fatto soltando l’Italia come paese principale a cui accollare l’intera gestione del flusso migratorio in virtù – e qui la beffa eleva il quadrato le sue potenzialità – di un meccanismo «volontario». Vediamo, allora, come funziona.

Accordo di Malta, c’è una clausola che impone gli sbarchi solo all’Italia

È semplice: secondo quanto riferito da Il Giornale, infatti, il funzionamento a corrente molto meno cha alternata del meccanismo formalizzato nel documento sui migranti sottoscritto dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a Malta  «rischia di trasformarsi in una vera e propria fregatura per l’Italia. Nel caso in cui i flussi dovessero farsi massicci, i Paesi che hanno aderito al piano di ripartizione, potranno infatti chiamarsi fuori e lasciare tutto il peso della gestione degli arrivi al nostro Paese». Una sola, insomma, come l’ha icasticamente definita Salvini. Di più: un’“eurosola” che spaccia per accordo bipartisan e incorona come un successo della diplomazia l’ennesima fregatura rifilata dall’Unione Europea al governo italiano che non riesce a far valere le proprie ragioni ai tavoli in cui si dovrebbe trattare e non accettare supinamente quanto disposto da Parigi e Berlino. Già, perché come rileva Il Giornale,  «a sentir parlare Conte, invece, quello raggiunto dal neo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a Malta è “una svolta storica”. “Una svolta significativa ma non definitiva”, puntualizza Conte rivendicando di aver ottenuto dalla Germania, dalla Francia e da altri Stati europei”aperture che in passato erano impensabili”. Tra queste, sottolinea, la “disponibilità” sui porti alternativi che “non saranno necessariamente i più vicini”. Un’apertura, niente più. Perché i porti italiani restano il primo approdo per scafisti e Ong che, dopo i quattordici mesi di stop imposti da Salvini, riprenderanno a far rotta verso il Belpase per scricare i clandestini sulle nostre coste. La prospettiva che possano essere individuati porti alternativi sarà, infatti, “sempre su base volontaria”. Niente più».

Per gli altri gli sbarchi potranno avvenire solo su base volontaria

O meglio, con una significativa nota a piè di margine dell’accordo che di fatto prevede un meccanismo che i ministri degli Interni dei vari stati membri stanno già cercando di applicare, secondo cui tutti i migranti potranno essere accolti e inquadrati come richiedenti asilo, senza distinzione tra i Paesi di provenienza e, dunque, senza distinzione sostanziale tra profughi e migranti economici in cerca di fortuna, ossia quelli che, di fatto, e non da oggi, rappresentano l’86% di quelli che sbarcano nei nostri porti. Il via vai è ripreso dopo 14 mesi di stop e da adesso potrà intensificarsi pure: è tornato il Pd, Conte, Conte ha cambiato pelle e il loro governo invertito la rotta: dovremo abituarci?

 

 

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