Di Maio l’imbroglione. “Pd ladri, la sanità come bancomat” ma ci si allea (video)
Un imbroglione, questo Di Maio. E fa benissimo Giorgia Meloni a svergognarlo sui social, Facebook, Twitter, ovunque. Perché di fronte alla menzogna conclamata non può esserci perdono. Non si può ingannare il popolo per sempre.
“Gente che al telefono si vanta di fare un reato ogni cinque minuti dovrebbe andare a casa dopo un minuto. Queste persone non possono restare a governare una regione così importante, così bella, come l’Umbria. Questa inchiesta è parte della una serie di autogol della segreteria di Zingaretti nei primi mesi“. Chi parla in questa maniera – basta cliccare sul video a fondo pagina e magari diffonderlo a tutti con questo articolo – è Luigi di Maio, capo politico dei pentastellati, faccia di bronzo senza tema di smentita. Nelle sue parole l’accusa gravissima, sostanziale, durissima, rivolta al Pd, trattato come una banda di ladri. “Sanità come bancomat” non è certo una frase leggera. Si trovava in Umbria, a scandalo appena scoppiato. Era metà aprile, non dieci anni orsono. Con quel partito ci si allea. Sempre in Umbria.
La morale dei Cinquestelle macchiata per sempre
Il video proposto dalla presidente di Fratelli d’Italia è un’opera di informazione doverosa. Perché è un colpo al trasformismo dei Cinquestelle, alla loro morale macchiata per sempre. Ed è fortunato Di Maio che si vive il tempo dei social. Alla fine gli insulti se li becca lì sopra, anziché essere schiaffeggiato come sarebbe capitato in altri tempi. Basta bannare e non ti accorgi più di quanto sei considerato malamente dalla pubblica opinione.
E’ un documento che va visto. Compresa la faccia tosta di Di Maio che chiedeva a Zingaretti se avesse cacciato dal partito i coinvolti nello scandalo. Oggi ci viaggia in coalizione, con Zingaretti, e non ne parla più. Sennò gli chiedono se ha diviso il bancomat.
“Quanto successo in Umbria non è un tema da poco. Il Pd ha usato in tutti questi anni la sanità come bancomat del partito. Le dimissioni della governatrice Catiuscia Marini sono il minimo ma io mi chiedo: il Pd ha espulso i coinvolti in questa indagine?“. Complimenti, ora glielo diciamo noi, visto che poi ha aggiunto un’altra perla: “Perché se non l’ha fatto – aggiunge – ancora una volta dimostra la differenza tra il M5S e il loro partito che prima fa a pezzi la sanità e poi si tiene dentro quelli che lo hanno fatto“.
La differenza? E’ sicuro, Di Maio, di poter parlare impunemente in questa maniera? Ma glielo hanno detto che il Pd candida il vicepresidente di quella giunta travolta dallo scandalo, Fabio Paparelli? Che sicuramente non è coinvolto a livello giudiziario, ma non era certo un passante in quell’amministrazione.
Uno vale uno, ma Di Maio vale zero
Per uno come Luigi Di Maio bisogna provare una tristezza infinita. Diventato parlamentare grazie ad un partito nato sui social, è sui social che sarà costretto a capitolare e poi nelle urne. Perché le bugie vengono a galla prima o poi. Pur di tentare di agguantare potere, anche i Cinquestelle non avvertono più la puzza del nemico. Non è più vero, per Di Maio, che uno vale uno. Perché uno così, uno come lui, vale zero.
“Il Pd ha usato in tutti questi anni la sanità come il bancomat del partito". Bravo Luigi, diglielo ai tuoi nuovi alleati (PD) alle elezioni regionali in Umbria…
Pubblicato da Giorgia Meloni su Giovedì 26 settembre 2019
Certo che siamo nella merda piu’ profonda e non vedo una uscita da questo macello. Ora gli attuali italiani ( mi chiedo quali) copntinueranno ad aver fiducia di questa gentaglia ? Credo proprio di si, ormai sono super drogati dalle chiacchere di questi soggetti comunisti.
Siamo finito in un mare di cacca con questo attuale governo e di certo se ne fregano dei cittadini, cosa solita che ormai và avanti da anni. Questo signor Di Maio dimostra ampiamente la marea puzzolente in cui navigano, però loro si tengono all’asciutto e noi cittadini dobbiamo sopportare i loro escrementi.
Dopo queste dichiarazioni rilasciate da Luigi Di Maio, riguardo gli scandali provocati dall’amministrazione del PD in Umbria, e il conseguente accordo elettorale fatto con loro, dovrebbe riconoscere la perdita di credibilità dei suoi elettori.
In più dovrebbe anche riconoscere le cause dell’abbandono di alcuni dei suoi parlamentari dal M5S, scegliendo altri partiti.