Franceschini inizia male: «Ricomincio dall’antifascismo». È vecchio quanto la Resistenza
Dario Franceschini sempre sul pezzo. «Ricomincio dall’antifascismo». Accipicchia che programma per il primo giorno di scuola da ministro dei Beni e delle Attività Culturali. Il mondo della cultura non aspettava altro, gli italiani non aspettavano altro che la riproposizione del passato letto cone le lenti dell’ideologia. Il vecchiume che avanza. Siamo messi male. Parlare di fascismo e antifascsmo il primo giorno di scuola non è un granché come bigliettao da visita per i programmi futuri. Del resto in una giornata che sembra una girandola impazzita di figure e controfigure che recitano a soggetto un copione senza senso, non c’era da aspettarsi di meglio. Franceschini ha un chiodo fisso non da oggi. Si è recato pertanto in un museo carico di valori e di simboli, il museo di via Tasso. «Luogo carico di memoria dove furono torturate persone innocenti, antifascisti, persone colpevoli solo di avere una religione diversa. Credo che in questo momento in cui, troppe volte si tenta e si è tentato di trasformare le paure delle persone in odio, sia importante, proprio come ministro della cultura, cominciare da qua, perché non si perda la memoria: la memoria dell’antifascismo». Del resto, cosa c’è da attendersi da un governo che più a sinistra non si può?
Sgarbi: «Franceschini esempio di restaurazione»
Dario Franceschini ricomincia da dove aveva cominciato. Esattamente come fece all’inizio del suo scorso mandato, quando si recò al Museo Storico della Liberazione di via Tasso a Roma. Ritiene che il governo gialloverde non abbia fatto abbastanza sul fronte dell’antifascismo. Ora ci penserà lui. «Allontanandosi il periodo del ventennio fascista, si rischia di cancellare quei valori condivisi che sono stati i valori di avversari politici che si scontravano duramente ma sapevano riconoscere un tessuto di valori comuni, basato sull’antifascismo». Arriva lui a ricordarli, visto che alle altre questioni che ineriscono al suo ministero- e sono tante e urgenti – non sembra dare molta importanza. Commenta il critico d’arte Vittorio Sgarbi: «La sua nomina è un esempio di restaurazione, visto che torna esattamente al ministero che aveva prima; è un esempio di controriforma visto che dovrà mettere mano alla riforma che Bonisoli aveva fatto della sua; è un esempio di attenzione al tema fondamentale per la Lega dell’autonomia, dato che dovrà reintrodurre quell’autonomia dei musei che Bonisoli ha cancellato». Peccato che Franceschini non sembra affatto intenzionato a fare molto, se il buongorno si vede dal mattino. Sembra più attratto dalla Resistenza che dal riformare un settore strategico per l’Italia dove ci sarebbe molto da fare, da rilanciare. Altro che rilancio, questo è un rinculo. A domanda ha risposto: «Ci sarà tempo per parlare di questo». Già, l’antifascismo docet, il resto può attendere.
Che Franceschini fosse uno scialbo personaggio lo sapevamo da quando ha tolto l’ingresso gratuito agli untras essantacinquenni. E sì, perché il museo è come un cinema, se entra troppa gente non ci sono più posti a sedere.
Un po’ come Charles Maurice de Talleyrand Périgord, considerato tra i maggiori esponenti del camaleontismo. Servì la monarchia di Luigi XVI, poi la Rivoluzione francese nelle sue varie fasi, l’impero di Napoleone Bonaparte e poi di nuovo la monarchia, questa volta quella di Luigi XVIII, fratello e successore del primo monarca servito.