Giletti difende la Prati e attacca la D’Urso: “Il tuo non è giornalismo, vergogna”
Nuovo scontro televisivo su Pamela Prati, dopo due mesi di silenzio. Lo scandalo sulla prima donna del Bagaglino e il caso Caltagirone domenica scorsa hanno “occupato” ul piccolo schermo. Massimo Giletti ha giocato le sue carte con un’attesissima intervista alla Prati e al finto Mark (lo sposo imprenditore mai esistito) mentre, in contemporanea, Barbara D’Urso su Canale 5 ospitava la rivale.
Giletti all’attacco della D’Urso: il suo non è giornalismo
Durante la puntata di Non è l’Arena su La7 Giletti non ha risparmiato aspre critiche alla D’Urso per le modalità, nom giornalistiche, con cui ha gestito la vicenda dello sposo fantasma della sobrette e le truffe di cui sono accusate le ex manager della Prati, Pamela Perricciolo ed Eliana Michelazzo. Mentre la Prati ha continuato a proclamarsi vittima e non carnefice della coppia, il conduttore ha parlato del sistema truffaldino messo in piedi ben prima che la showgirl del Bagaglino entrasse nella vicenda. Ed è partito l’attacco frontale alla D’Urso. Un sistema su cui Live – Non è la D’Urso (che continua a ospitare le due ex manager) non avrebbe approfondito a dovere. «Chi ha gestito questa storia– ha detto Giletti – aveva il dovere morale di indagare su una vicenda del genere perché c’erano troppe cose che non tornavano! Ieri ho visto una intervista alla Perricciolo su Coming soon, la quale, avendo visto probabilmente durante la conferenza stampa che ho fatto che ero in possesso di alcuni documenti, ha anticipato un po’ tutti. Ha raccontato che la polizia aveva fatto una perquisizione nella sua casa dove viveva insieme alla Michelazzo». «Io c’ero già arrivato – incalza il conduttore di Non è l’Arena – e abbiamo scoperto che questa perquisizione era stata fatta non ieri ma nel 2015. Un giornalista ha il dovere di indagare e andare a capire chi sono queste persone e se fossero andati a indagare come abbiamo fatto noi avrebbero trovato quello che ho io in mano». Parole dure, accompagnato da un foglio che sventola: «È tanta roba. Al di là di quello che accadrà da un punto di vista giudiziario ,queste cose vanno fatte da un punto di vista deontologico e morale. Se non mettiamo un filtro a questo tipo di televisione lanciando una frecciatina ai programmi che si sono occupati del caso Mark Caltagirone, sui social arriva di tutto». Il web non si può controllare «ma la televisione ha dei mediatori, se siamo testate giornalistiche abbiamo il dovere di verificare l’attendibilità delle cose». L’ex dottoressa Giò non replica.