Immigrazione, contrordine compagni: la versione Conte 2.0 “normalizza” l’emergenza
Sulla vexata quaestio immigrazione la versione 2.0 del premier Conte chiarisce soprattutto un punto (lasciando il resto in un magma indistinto che mescola continuità e alternativa con la politica sui flussi del precedente esecutivo e, soprattutto, dell’ultimo titolare del Viminale, Matteo Salvini): la strategia che si vuole perseguire non punta tanto su una netta contrapposizione con la linea inaugurata dalla Lega, differenziandosi colpo su colpo, episodio su episodio, quanto quella di agire in sordina e in penombra, abbassando i toni dello scontro e, laddove possibile, mitigando le situazioni e annacquando l’emergenza.
Immigrazione: ecco le linee dettate dal Conte bis
Non per niente l’ultima mossa del trasformista Conte alle prese con il secondo mandato, ha già ampiamente fatto sapere, e ribadito a più riprese, di voler uscire dall’approccio “emergenziale”, e di voler imboccare la strada della cooperazione, parlando di «canali umanitari europei», di «riforma dei decreti sicurezza» in base alle coordinate dettate dal presidente Mattarella, di priorità che vanno dalla «stabilizzazione della Libia», a nuovi «investimenti in Africa», e di politiche mirate all’integrazione più che alla espulsione. E tutto sempre nell’ottica – e sotto il vigile controllo – delle linee dettate in Europa. Il che, tradotto in parole parole, vuole significare sottrarre al Carroccio in particolare – e al centrodestra più in generale – il controllo su un tema di prioritario interesse per gli italiani, con l’intenzione finale di normalizzare (sminuendola) una situazione che normale e tranquilla proprio non è. Raffredare toni e realtà dei fatti puntando a ridimensionare il tutto in una dimensione più amministrativa che politica. Un rischio, una scommessa, su cui non è detto che gli italiani siano disposti a puntare. Anzi…