La lotta al contante: il governo giallorosso vuole farla a colpi di bonus e sanzioni
La lotta all’uso del contante torna tra le priorità del nuovo governo, con un pacchetto di misure per contrastare l’evasione fiscale. L’obiettivo è quello di aumentare le entrate tributarie. Un ventaglio di interventi che – secondo quanto è trapelato – prevede bonus, sconti fiscali e sanzioni da inserire nella prossima legge di bilancio.
Nel programma dell’esecutivo Pd-M5s c’è già lo scheletro da cui partire. Occorre «agevolare, estendere e e potenziare i pagamenti elettronici obbligatori e ridurre drasticamente i costi di transazione».
Contante e credito sulle commissioni
Ovviamente sarà necessario, prima di tutto, trovare un accordo con il sistema del credito sulle commissioni che gli esercizi devono pagare ogni volta che viene effettuato un pagamento elettronico. Poi bisognerà sentire il mondo del commercio e dei consumatori, per capire quali incentivi potrebbero spingere nella direzione giusta, aiutati anche da un efficace sistema di disincentivazione. La richiesta di mettere tutti intorno a un tavolo, per trovare insieme una soluzione che porti a dei risultati concreti, è già stata presentata da più parti.
I suggerimenti della Confesercenti
Intanto, arrivano le prime proposte su possibili strumenti con cui intervenire, come quella della Confesercenti che suggerisce l’introduzione di un credito d’imposta del 2% sugli acquisti per chi usa carte di credito e bancomat. Costo dell’operazione, secondo la stessa associazione, circa 9 miliardi di euro, che comunque sarebbe coperto dalle maggiori entrate Iva e imposte sui redditi, nonché dall’emersione della base imponibile.
I commercianti dovrebbero invece ottenere l’esenzione dal pagamento delle commissioni per i micro-pagamenti, con un tetto che potrebbe essere fissato intorno ai 30 euro. In questo modo sarebbero comprese una quota consistente delle transazioni, considerando che l’importo medio dei pagamenti in contanti è di 13,57 euro.
Confcommercio: non tassare il contante
Sicuramente l’ipotesi di «tassare il contante», secondo la chiave di lettura di Confcommercio, «non è la strada da seguire». «Una tassa fondata sul nesso presuntivo tra contante ed evasione – secondo l’associazione – colpirebbe, infatti, i tantissimi che certo evasori non sono e che semplicemente fanno ricorso a moneta legale sotto forma di carta moneta o moneta metallica».
Oltre all’idea di riconoscere un credito d’imposta al consumatore che effettua gli acquisti con la moneta elettronica, Confcommercio suggerisce di legare il sistema di detrazioni e deduzioni, già in vigore, al pagamento con carte. Un ulteriore incentivo potrebbe essere la diffusione del bancomat senza costi di emissione per i cittadini di età superiore ai 65 anni, pari a circa un quarto della popolazione italiana.
I passi per diffondere l’uso del bancomat
Nel passato sono già stati fatti dei passi per diffondere l’utilizzo del bancomat. Ultimo tra tutti l’obbligo, introdotto nel 2016, per gli esercizi di dotarsi del pos che però, a causa della mancanza di sanzioni per chi non lo utilizza, non ha consentito di ottenere i risultati sperati. Proprio in questa direzione potrebbero andare alcune misure, per definire la cifra che dovranno pagare i commercianti che si rifiutano di accettare la monta elettronica.
In merito al mio commento precedente, laddove scrivo: “grazie ai ladri le banche sono necessarie”, intendo propriamente e specificatamente intendere che, se non esistessero i ladri, visti i bassi interessi, peraltro preannunciati in alcuni casi, per il futuro, a rischio di essere dati “in negativo” e, visto il rischio di bail in (per i fortunati che superino i 100.000 euro a correntista, bail in che, purtroppo, ha sostituito la prevista inattuata separazione tra “banche” e banche d’affari”), probabilmente mi converrebbe tenere i soldi in casa; proprio l’eventuale esibizione, a richiesta delle Autorità interessate al controllo della lecita provenienza dei soldi, della ricevuta di ritiro dei soldi dalla banca costituisce la prova di lecita provenienza di soldi già lecitamente provenienti da stipendio o pensione e già, come salvo errori per legge, obbligatoriamente accreditati sul conto corrente e poi ritirati e detenuti a casa, cosa non vietata da nessuna legge.
Se non esistesse il rischio,come già detto, ladri…
Quindi si potrebbe, forse, enunciare l’equazione che “i ladri sono funzionali alle banche” essendo ormai, per quel che mi riguarda, l’esistenza e il rischio costituito dai ladri l’unico motivo che mi costringe a non portare a casa i miei soldi…
P. S.chiedo scusa per una eventuale ripetizione del commento: ho avuto problemi con l’invio.
Salvo errori il Governo Monti ha reso obbligatorio il conto corrente per chiunque debba accreditare stipendio o pensione. Quindi, a parte considerazioni sul rischio di tenere, legittimamente, in casa o dove si voglia, legittimi soldi lecitamente guadagnati e documentati, non mi risulta possibile evitare il conto corrente; grazie ai ladri le banche sono necessarie.
E ben lo hanno capito, salvo errori, gli impiegati alla cassa di alcune banche che, ultimamente, sembrano essere sempre più “aggressivi” e “non estremamente gentili”. Io mi sono sentito dare dell’ “evasore fiscale”, dopo un breve scambio di battute sulle attuali norme in tema di uso dei contanti, da un addetto cassa, mentre prelevavo i MIEI soldi dal MIO conto corrente, in contanti, invece che con altri mezzi che l’addetto mi spiegava potessi usare in alternativa al denaro emesso dallo Stato e, comunque, denaro MIO e di MIA MOGLIE, regolarmente proveniente da pensioni da ex lavoro e, regolarmente, speso in contanti (purtroppo, anche volendo – e non voglio -, non sono abbastanza fondi per spenderne di più) nei limiti attualmente previsti per legge, ovvero 2.999 euro a transazione.
Perché, se l’addetto ritenesse io fossi un evasore, non si è assunto la responsabilità di intraprendere l’iter per segnalarmi all’Agenzia delle entrate come suo dovere? Solo perché la sua accusa era assurda e basata, forse, solo su un odio instillato, in un “divide et impera”, per mettere tutti contro tutti (soprattutto giovani contro anziani che si sono guadagnati uno stato sociale e benessere finanziario relativamente migliore delle nuove generazioni). Ho invece segnalato io il suo operato al suo superiore.
Mentre lui ha rischiato un possibile licenziamento o, comunque, delle sanzioni dall’Azienda per averla esposta ad una mia eventuale denuncia per diffamazione per avermi dato dell’evasore fiscale, Azienda che, salvo errori, Lui rappresenta; naturalmente ho deciso di non perdere tempo con chi mi è sembrato un “paladino di cause instillate dalle campagne” di alcuni media.
Campagne mediatiche a colpi di alcuni talk shows che, posso sbagliare, ma mi sembra portino avanti un gattopardesco disegno per “cambiare tutto senza, in realtà, cambiare niente?”, rendendo la vita difficile ai più deboli e onesti (così imparano a farci sembrare “incivili” al resto dei Paesi che preferiscono usare i soldi “venduti” dai privati invece che battuti dalla Zecca di Stato?).
A mio parere la “moneta elettronica”, da un punto di vista legale, vale come i “soldi del monopoli” e, quindi, ritengo che ci sia “l’obbligo” di accettare in pagamento solo la moneta battuta dalla Zecca di Stato, unica con valore legale.
Gradirei un parere degli esperti di Bankitalia in merito al valore legale della moneta elettronica varia alternativa alla moneta battuta dallo Stato tramite la Zecca.
Nel contempo tali solerti, quanto, ricevo l’impressione, posso sbagliare, poco capaci di analisi e argomentazione, addetti si stanno creando le basi per il licenziamento, in un momento in cui molte banche sembrano dichiarare un esubero di personale: a che serve un cassiere se nessuno più usa contanti?
S-contanti. Una questione di principio!
Leggo, e ascolto in Tv, che il Governo stia pensando ad un “meccanismo premiale” per chi usi oltre un certo livello di spesa, il bancomat e la carta di credito; si parla anche di “lotteria sugli scontrini fiscali”
Prima considerazione: i “premi” saranno, immagino, pagati con soldi pubblici, ovvero nostri… Mi sembra “improprio” premiare con soldi, se pubblici, ovvero di tutti i contribuenti, chi decida di pagare in un modo piuttosto che in un altro: cosa che provocherà, inoltre, forse, disoccupazione fra i cassieri di banca?
Seconda considerazione: se io decido legittimamente di voler usare i miei soldi in contanti perché lo ritengo più comodo e sicuro, non posso certo pagare più tasse, o vedermi ridotti gli introiti pubblici, quindi anche miei, rivenienti da una possibile fruttuosa lotta all’evasione fiscale.
Terza considerazione: chi usa il contante non è un evasore, fino a prova contraria, ma solo uno che vuole disporre, perlomeno in uno Stato di diritto, come preferisce dei suoi soldi, “solo custoditi” in banca.
Quarta considerazione: temo che, forse, l’evasione fiscale più corposa sia provocata da bilanci falsati di alcune grosse società.
Quinta considerazione: in America, Paese libero e democratico dove gli evasori finiscono in carcere, non c’è limite all’uso del contante.
Sesta considerazione: vogliono cambiare le abitudini degli italiani: io invece, in un Paese libero e democratico, “non desidero cambiare le mie abitudini” visto che i miei soldi provengono da pensione e sono perfettamente tracciati e legittimi e, quindi, nei limiti previsti attualmente per legge al tetto dei contanti, voglio disporre del mio denaro come desidero: non voglio moneta elettronica e non voglio pagare per questo, vedendo premiare con soldi pubblici, anche miei, chi decida liberamente di usare la moneta elettronica. In caso di diverso obbligo impostomi per legge ne terrò conto alle prime elezioni previste!
Settima considerazione: se si abbasserà il tetto dei pagamenti in contanti, vuol dire che pagherò con assegni tracciabili o con bonifici; oppure limiterò le mie spese contribuendo, purtroppo, a creare recessione.
Ottava considerazione: vorrei informare che prelevare contanti col bancomat corrisponde perfettamente a prelevare soldi per cassa: stessa tracciabilità “per come i sodi siano spesi”. Cambia solo che alle banche probabilmente, forse, serviranno meno cassieri (uguale disoccupazione?).
Nona considerazione: che si voglia tornare al baratto, dopo la conquista della civiltà della moneta? O all’uso di perline e specchietti? Se giova, a chi giova “la privativa” della moneta elettronica? Si chiuderà la Zecca d’Italia? Perché stampare moneta se non si può usare? Stamperanno solo monetine da un euro?
La parola ai costituzionalisti.