Orban infiamma il popolo di Atreju: siamo combattenti, confidiamo in Dio e teniamo asciutta la polvere da sparo (video)
“Gentili amici, signora presidentessa, dovete sapere che noi combattiamo una buona causa, siamo in minoranza nell’Europa ma siamo maggioranza tra il popolo. Chi combatte per questa buona causa deve sapere cosa fa, deve sapere che sarà una lotta difficile. Deve tenere a mente questo: fidati di Dio e tieni asciutta la polvere da sparo”. Viktor Orban ha ricevuto una vera e propria ovazione dalla platea di Atreju durante questo passaggio del suo intervento, nel quale ha citato un aforisma di Oliver Cromwell.
Un discorso introdotto da Giorgia Meloni con queste parole: “Abbiamo voluto invitare Viktor Orban perché l’Ungheria oggi è una nazione che dimostra come si possa stare in Europa a testa alta, difendendo i propri confini, le proprie imprese, le proprie radici. Noi consideriamo Orban un patriota impegnato a difendere l’identità europea e che non ha paura di sfidare il politicamente corretto, rivendica l’identità cristiana dell’Europa e non ha paura a denunciare il processo di islamizzazione dell’Europa in corso. Se noi chiedessimo all’Ungheria – ha concluso Meloni – di aiutarci a fermare le partenze dei migranti sono sicura che avremmo il sostegno dell’Ungheria”.
Il canto di “Avanti ragazzi di Buda”
Orban si è poi detto commosso e onorato dell’interesse dei sovranisti italiani nei suoi confronti e nei confronti degli ungheresi. “Il nostro modello di Stato – ha aggiunto – è stato bomabardato dall’Ue e dalla sinistra. L’Ungheria è divenuta una pecora nera ma nel frattempo ha reso interessante il suo modello, costruito dopo 50 anni dall’invasione comunista”. L’accenno alla dittatura sovietica ha infiammato il popolo di Atreju che ha preso a cantare “Avanti ragazzi di Buda“, sottratta per un pomeriggio alle curve degli stadi e ricondotta alla sua funzione essenziale di inno anticomunista. Un canto – tutti in piedi – che ha commosso Giorgia Meloni e ha entusiasmato lo stesso Viktor Orban.
Le tappe della carriera di un combattente
Orban ha detto di parlare da “combattente politico” e ha ripercorso le tappe della sua carriera politica, dai gruppi giovanili della resistenza anticomunista fino alla formazione del primo governo da lui guidato, all’età di 35 anni, e poi con le ripetute vittorie elettorali. Il premier ungherese ha quindi parlato della questione dei migranti: “Nel 2015 ebbe inizio un’invasione verso l’Europa: su dieci migranti nove erano migranti economici e chi afferma il contrario sa che non dice la verità. Già nel 2015 io ho visto che ci sarebbe stato da parte di alcuni leader europei il tentativo di rovinare la cultura europea attraverso la migrazione, la sinistra in Europa vuole utilizzare i migranti per superare la tradizione cristiana e democratica ed entrare in una fase postcristiana. Quando la sinistra difende l’ingresso dei migranti in Europa lo fa perché importa potenziali elettori, che servono agli scopi ideologici della sinistra. Più migranti arrivano in Europa più diminuisce la possibilità di mantenere l’Europa cristiana”.
“In Italia il governo separato dal popolo”
L’Europa, ha continuato, colpisce i governi sovranisti, “ho visto che anche in Italia il governo è stato separato dal popolo”. “Vedo – ha detto – arrivare nuovi e vecchi politici di sinistra che non hanno capito niente dagli errori commessi, vedo Renzi, vedo Gentiloni e vedo che dove la sinistra riprende il governo succede sempre la stessa cosa: fa entrare i migranti e aumenta le tasse. Questi due errori la sinistra li commette sempre”. Sugli aiuti dell’Ungheria all’Italia ha dato poi la disponibilità a dare una mano solo se l’Italia si decide a difendere i propri confini: “Se Conte ci chiederà di portare migliaia di migranti dall’Italia nei loro paesi di provenienza noi siamo pronti ad aiutare”.
Orban ha quindi esposto alcune riflessioni sul modello ungherese, che – ha spiegato – ha una base, la nuova Costituzione approvata nel 2011, e tre pilastri: la famiglia tradizionale da difendere, la difesa della tradizione cristiana, l’identità nazionale. La famiglia, ha aggiunto, per noi è quella composta da un uomo e una donna, perché “ogni bambino ha diritto ad avere un padre e una madre”. “Io non so se questo modello può funzionare in altri Paesi – ha aggiunto – so che ha riportato l’Ungheria a crescere, ha diminuito la disoccupazione, passata dal 12% al 3%, ha fatto crescere i salari e ha permesso al ceto medio di espandersi”.
Prima di chiudere un’ultima stoccata a Ursula von der Leyen che – ha osservato – vuole difendere lo stile di vita europeo ma non aggiunge l’aggettivo “cristiano”. Al termine del suo applaudito discorso Orban, intervistato da Gennaro Sangiuliano, ha parlato del risveglio dell’Ungheria dopo l’occupazione sovietica: “Abbiamo sofferto perdite terribili ma siamo ancora vivi e vegeti. Ma una cosa gli ungheresi hanno imparato: abbiamo imparato che i comunisti capiscono solo la forza e non si ravvedono mai. Ma loro hanno imparato che con gli ungheresi non possono oltrepassare un certo limite”.