Scalfarotto, quello dello sfregio al carabiniere ucciso. Due mesi fa diceva: “Con quelli mai”
Ivan Scalfarotto annuncia trionfante la nomina a sottosegretario agli Esteri. Ma anche nel suo caso la rete non gli perdona l’incoerenza e il trasformismo.
Proprio Scalfarotto infatti il 22 luglio scorso, nemmeno due mesi fa, scriveva su Twitter che dove c’erano quelli del M5S non ci sarebbe stato lui. Ora, in cambio di una prestigiosa poltrona, tutto è cambiato. Ecco cosa scriveva Scalfarotto il 22 luglio: “Costretto ahimé a ribadire che dove c’è il M5S – quelli dell’antipolitica, della demagogia, delle espulsioni, delle fake news e delle aggressioni sulla rete, di Maduro, dei gilet gialli, dei no vax, della decrescita, della galera facile, dei tagli alla stampa – non ci sono io”.
Una posizione categorica, che il neo sottosegretario fresco di nomina ha ormai archiviato dopo averla ribadita anche a metà agosto.
Ma soprattutto la rete non gli perdona di essere accorso in carcere a verificare le condizioni dei due americani indagati per l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello. Quella visita a Regina Coeli apparve inopportuna, uno sfregio alla commozione di un intero Paese per la sorte di un carabiniere da tutti elogiato per la sua umanità e per la dedizione alla divisa.
L’incarico per Scalfarotto premia un esponente politico che già aveva ricoperto l’incarico di sottosegretario alle Riforme nel governo Renzi, un governo sonoramente bocciato dagli elettori. Non stupisce dunque che il 52 per cento degli italiani non si riconoscano nel Conte-bis, giudicato per quello che è: un’operazione trasformistica che ha riportato nel Palazzo coloro che gli italiani avevano cacciato.