Solidarietà di Lettera22 al Secolo: «Da Fb grave censura. Le istituzioni intervengano»
Solidarietà al Secolo d’Italia per la «grave forma di censura» di cui è stato oggetto da parte di Facebook, che ha cancellato articoli della testata su CasaPound. Ma anche una richiesta alle istituzioni perché diano corso a «una seria riflessione su quanto sta avvenendo» e ad «azioni efficaci a tutela dei principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione». L’associazione di giornalisti Lettera 22 prende posizione contro il clima di diffusa omertà, quando non di aperto sostegno, alle politiche censorie intraprese dal colosso di Menlo Park e, con un comunicato, mette in guardia sui rischi che corre la nostra democrazia.
La solidarietà al Secolo d’Italia
«Apprendiamo con grande preoccupazione che Facebook ha rimosso dalle proprie pagine un articolo del Secolo d’Italia, come denunciato dal Direttore Francesco Storace, su un argomento evidentemente sgradito a Menlo Park. Il nostro allarme è duplice: innanzi tutto per la grave forma di censura di cui è stato oggetto il Secolo d’Italia, una testata che da oltre 60 anni arricchisce il panorama editoriale italiano, contribuendo in maniera significativa al pluralismo e alla completezza dell’Informazione», si legge nella nota di Lettera 22, in cui si sottolinea che «ai colleghi esprimiamo tutta la nostra solidarietà».
I rischi per la nostra democrazia
«In secondo luogo – prosegue Lettera 22 – per l’assordante silenzio della Politica e delle associazioni di categoria dei Giornalisti. Perché il fatto va oltre il singolo caso: quando si comincia a colpire la libertà di stampa si colpiscono i valori fondamentali, non negoziabili della nostra democrazia. Nel Paese è in atto da tempo un dibattito su come evitare che iniziative giustificate con il contrasto a forme di odio in rete (reale o presunto) si trasformino in vere e proprie censure a opinioni non omologate e ritenute, arbitrariamente, illegittime dai colossi social. Forme di censura rispetto alle quali non è più accettabile nascondersi dietro il fatto che si tratta di “società private” le cui policy non posso essere messe in discussione».
Il richiamo alle istituzioni
«Riteniamo che sia giunto il momento che tutti – colleghi, editori, associazioni di categoria, operatori della comunicazione, e, soprattutto, istituzioni – si facciano carico, al di là delle appartenenze e delle convenienze, di una seria riflessione su quanto sta avvenendo e di azioni efficaci – conclude l’associazione di giornalisti – a tutela dei principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione e normati dalle nostre leggi».
UNA VERGOGNA.
SIAMO SOTTO LA DITTATURA COMUNISTA CHE E’ LA PEGGIORE DITTATURA IN ASSOLUTO.
MA COME SI PERMETTONO..!!
E’ UNA VERGOGNA INAUDITA….
BASTA COMUNISTI NON SE NE PUÒ PIÙ
IL POPOLO INSORGA.!!